La 500 rossa di Alessandro Neri ritrovata in via Mazzini

OMICIDIO NERI

L’appello dell’amica di Ale: fatevi avanti 

Parla una delle ragazze alla quale gli investigatori hanno preso le impronte per il Dna: anche un particolare può aiutare la verità

PESCARA. Non appartiene alla madre di Alessandro né alle donne che hanno frequentato casa sua, il Dna femminile individuato dai Ris sul giubbotto di Alessandro Neri. Un profilo genetico su cui i carabinieri del Nucleo investigativo diretti da Massimiliano Di Pietro continuano a lavorare, in attesa di avere altre risposte importanti dai Ris che non hanno ancora reso noti i risultati di laboratorio sugli altri reperti.

leggi anche: Il corteo di marzo per Alessandro Neri Un Dna di donna sul giubbotto di Ale  Le indagini si concentrano sulle frequentazioni femminili di Nerino. Diverse ragazze sono state convocate in caserma

Nel frattempo, gli investigatori stanno richiamando, dopo un’ampia scrematura, solo alcune delle persone già sentite e, oltre a queste, anche diverse ragazze che hanno avuto a che fare in qualche modo con Alessandro.
Un’ulteriore verifica dettata dalla scoperta del dna femminile che va comunque comparato pur sapendo, se non dovessero arrivare conferme dalle comparazioni e dagli altri risultati scientifici, che potrebbe essere anche precedente al giorno dell’omicidio. E dunque inutile ai fini delle indagini. Ma gli investigatori non vogliono lasciare nulla di intentato. Quel dna potrebbe anche non portare la firma dell’assassino, ma potrebbe essere la traccia lasciata dal testimone chiave, dalla testimone, di questo omicidio.
È a questa presunta donna che una delle amiche più care di Alessandro si rivolge nell’appello che affida al Centro. Anche a lei, racconta, sono state prese le impronte dei carabinieri, anche a lei i carabinieri hanno chiesto se avesse avuto una storia con Alessandro, e che cosa sapesse delle sue frequentazioni.

Alessandro Neri
Alessandro parlava con lei delle sue relazioni personali?
Non parlava di queste cose.
Frequentava qualcuna?
Penso di sì, un ragazzo come lui non aveva difficoltà. Un bel ragazzo, simpatico, tranquillo, bravo. Buono. Credo che qualcuna ne aveva, ma con me personalmente non ne parlava. Come ho detto agli inquirenti, con me parlava di tutt’altro. Non di cose sentimentali.
Lei e Alessandro avevate delle amiche in comune. Con loro ha parlato?
Ne abbiamo parlato, anche loro hanno mille dubbi, come me si fanno mille domande, ipotesi, ma niente di concreto. Magari saperlo. Magari ci fosse qualcuno che si facesse avanti.
C’è qualcuno che sa?
Sì. È impossibile che nessuno sappia qualcosa di importante per aiutare gli investigatori.
Che pensa di questa eventuale presenza femminile il giorno dell’omicidio?
Mi stupisce. Non perché pensi che sia stata una donna, ma magari perché è stata costretta a comportarsi in un certo modo, per tendere la trappola ad Ale. È tutto un rebus.
Dopo quasi tre mesi, si sente di fare un appello?
Sì, un appello a chi sa, perché c’è chi sa, a parlare. Anche in via anonima, senza paura. Anche un indizio, anche una piccola cosa può essere importante. Anche se non volessero dire tutto, ma almeno una minima cosa. Anche un piccolo anellino che possa aprire la strada per arrivare a chi è stato.
Può essere che qualcuno lo abbia sorpreso con una donna con cui non doveva stare?
Non si sarebbe messo in una situazione simile. È sempre stato rispettoso.
Il 5 marzo, prima di essere ucciso, Alessandro è andato in centro, dov’è stata ritrovata la sua macchina. Che locali frequentava in centro?
Alessandro in centro? Non l’ho mai sentito. Forse l’estate, sul lungomare.
Aveva amiche che lavoravano o abitavano lì?
Non lo so, con Alessandro non è che ci sentivamo chissà quanto.
Ha un sospetto?
Qualche amico. Qualcuno di cui si fidava, sicuramente. Chi andrebbe con uno sconosciuto? Nessuno. Poi soprattutto in quel posto, per come è fatto Alessandro, mamma mia…
Che cosa si sente di dire?
Sempre la stessa frase, chi sa parli. Ma purtroppo lo diciamo tutti, sempre, anche su Facebook tutti pubblichiamo gli annunci sulla verità di Ale. Ma alla fine chi sa davvero qualcosa continua a stare zitto.