L’Aquila, folla per Meloni Zingaretti parla per il Pd

La leader di Fdi: «Siete una regione simbolo». E il dem ribatte: «Lei crea paure»
L’AQUILA. Un’ora e un quarto da Roma. Tanto impiega Giorgia Meloni per venire ad aprire all’Aquila, dov’è candidata per la Camera (uninominale), il tour nazionale di comizi. Stessi tempi per Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e ugualmente candidato alla Camera (ma nel collegio Lazio 1) a Celano per un appuntamento del Pd. Derby romano in campo neutro. L’Abruzzo terra di duelli elettorali, ma a distanza. Con tanto di botta e risposta sui temi della ricostruzione. Accuse e controaccuse sui fondi, tra rivendicazioni di primogeniture e promesse di «tutto risolto» dopo il 25 settembre.
in 2mila per meloni
Tra bandiere, libretti dell’enigmistica dei patrioti e canzoni di Rino Gaetano, l’attesa dei 2mila (dato della questura) sotto al palco della Villa comunale dell’Aquila per l’arrivo di Giorgia Meloni dura un’ora e venti oltre le 18. Un breve saluto del sindaco Pierluigi Biondi appena tornato dall’udienza del Papa («Giorgia è una politica e patriota con la P maiuscola. Con la sua candidatura L’Aquila non dovrà andare più a Roma con il cappello in mano e tornerà al centro dell’agenda nazionale e sarà un modello italiano nella ricostruzione») e il microfono passa subito all’aspirante premier. I toni del comizio (43 minuti) non sono accesi. L’applausometro scatta soprattutto quando Meloni, in abito blu e sandali, parla di «italiani» e immigrazione. Si parte con un’avvertenza. «Nelle prossime settimane succederà di tutto: sono in modalità monaco tibetano, ohmmm, non rispondo alle provocazioni, ormai non leggo nemmeno certi giornali né seguo certi tg. Noi siamo pronti, ora dovete dimostrare di essere pronti voi. Basta una croce sul simbolo. Non sbagliate a votare. Poi questa partita non è già vinta: deciderete voi se questa nazione sarà libera». «C’è una ragione per cui sono qui per diventare parlamentare di L’Aquila: perché è un territorio simbolo per noi, delle tanti lungaggini che non funzionano e che possono funzionare. È un simbolo del buongoverno di FdI. Siamo stati sempre noi, coi nostri emendamenti, a tenere alta l’attenzione su questi territori. Pensate che nel decreto Aiuti è previsto l’adeguamento dei prezzi delle materie prime per i cantieri del terremoto dell’Emilia, ma il governo si è dimenticato dell’Aquila e di altre zone». «Mandateli a casa», urlano dalla piazza. E la leader riprende: «Noi ci proviamo, ma ora tocca a voi». Il tema Abruzzo è in primo piano. «Ci siamo visti poco tempo fa qui per la riconferma del sindaco, che ringrazio. Ringrazio anche Marsilio (assente per impegno istituzionale, ndr), il primo governatore di FdI. Siamo qui a parlare di infrastrutture, contro il paradosso di una Regione isolata, malgrado sia al centro del Paese». Chiusura con Meloni che armeggia col telefonino tra selfie e video della folla. Riceve un mazzo di girasoli prima di fermarsi a cena coi parlamentari in pectore e i maggiorenti del partito. Che oggi e domani manda il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida per un tour tra Chieti e Spoltore (oggi), Giulianova e L’Aquila (domani).
zingaretti a celano
Nell’altra piazza, l’Auditorium Enrico Fermi di Celano, il popolo del Pd e della coalizione Italia democratica e progressista accoglie Nicola Zingaretti. «Vogliamo che i prossimi decenni siano quelli di un Paese più giusto e più vicino alle persone. La differenza tra noi e loro è che cavalcano problemi che creano paure, noi vogliamo risolverli», attacca il presidente della Regione Lazio. «L’Italia oggi ha bisogno di questo perché il Covid ha lasciato sul tappeto la tragedia sociale e la paura. Rispetto al caro-energia, il Pd chiede al governo che «nessuno sia lasciato solo. Noi serviamo perché se quella paura non trova risposta diventa rabbia, che non risolve problemi ma cerca capri espiatori». Il candidato poi ricorda che «stanno arrivando 270 miliardi del Pnrr, la destra ha votato contro ed è inaccettabile. Dobbiamo combattere perché in un momento drammatico l'Italia non può precipitare nell’oblio in cui le loro proposte la porterebbero». Cita al riguardo la flat tax, «tassa ingiusta, che vuole ridurre la progressività delle imposte e vìola il principio della democrazia di contribuire in base a quanto si ha. Darebbe soldi a chi sta meglio, e li sottrarrebbe a chi sta peggio, togliendoli dalla sanità, dalle pensioni, dalle politiche sociali. Noi vogliamo redistribuire la crescita sulla base della giustizia e della solidarietà. Vogliamo poi una battaglia di verità sui diritti civili, alla destra diciamo: i diritti delle donne e la 194 non si toccano». Il segretario regionale del Pd e candidato al proporzionale Senato Michele Fina parla di programmi: «Il lavoro è al centro delle nostre idee e del nostro Dna; sull’ambiente vogliamo insistere sulle rinnovabili e continuare sul bonus 110%, migliorandolo, mentre i nostri avversari dicono nucleare e trivelle, ma così non parlano né all’immediato né al medio termine, è un modo per non affrontare il problema». Poi l’attacco a Meloni, che nell’uninominale L’Aquila-Teramo se la vedrà con Rita Innocenzi: «Chiediamo che si confrontino, ma sappiamo già che Meloni non lo accetterà perché ha già perso, non conosce i luoghi e i problemi. La scelta è tra l’Abruzzo e chi cala i candidati dall’alto». E giù un elenco di «paracadutati».
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