L’arcivescovo Petrocchi: «Alpini, concittadini stimati e graditi, vi vogliamo bene»

Questo il messaggio dell’arcivescovo Giuseppe Petrocchi: «Carissimi Alpini, la Chiesa e la Città dell’Aquila vi salutano con affetto e commozione. Si sente che c’è aria di festa: si respira per le...

Questo il messaggio dell’arcivescovo Giuseppe Petrocchi: «Carissimi Alpini, la Chiesa e la Città dell’Aquila vi salutano con affetto e commozione. Si sente che c’è aria di festa: si respira per le strade e si coglie sul volto della gente.

Voi date e attirate “simpatia”. Nel senso etimologico della parola (sun-pathos), che esprime la capacità di sintonizzarsi sulla “frequenza d’anima” degli altri. Voi sapete soffrire con chi soffre: e in questo modo il dolore è con-diviso; e conoscete l’arte di esultare con chi è lieto: così la gioia è moltiplicata. Avete la forza trascinante dell’allegria e della spontaneità coinvolgente, ma anche la tenacia della partecipazione e dell’impegno. Testimoniate – nei fatti e non solo a parole – l’altruismo sincero e la generosità competente. Siete abituati ad affrontare situazioni difficili e a muovervi, con successo, in ambienti ostili.

L’Aquila non dimenticherà mai l’aiuto che avete portato nei giorni drammatici della emergenza “post-sisma” e vi abbraccia con gratitudine. A pieno titolo voi fate parte della grande famiglia degli Aquilani, come gli Aquilani sanno di appartenere alla grande famiglia degli Alpini. L’amicizia vera è quella firmata dalla solidarietà, dalla prontezza al reciproco aiuto e dalla determinazione a risalire, insieme, la china degli eventi tristi e luttuosi. Perciò, quella che è stata siglata con voi, carissimi Alpini, è un’amicizia profonda, è amicizia motivata, e soprattutto è un’amicizia per sempre. Sentitevi, dunque, non ospiti, ma figli di questa terra: perciò, fratelli di quelli che la abitano.

Celebriamo l’eucaristia, che è vincolo di unità e spinta divina ad avanzare sui sentieri della santità, talvolta ripidi, ma entusiasmanti. Vi invito ad essere, in qualunque circostanza, “Alpinisti dello spirito” (Paolo VI) per scalare le vette del Vangelo, ma anche per calarvi nelle “periferie esistenziali” del nostro tempo, dove occorre irradiare gli autentici valori, cristiani e umani.

Mi faccio eco delle parole appassionate che san Giovanni Paolo II, amante delle montagne, rivolgeva proprio a voi: «…Le vicende disagiate e gloriose della vostra vita insegnano ad avere il coraggio di accettare la storia, che significa in fondo amare il proprio tempo, senza vani rimpianti e senza mitiche utopie, convinti che ognuno ha una missione da compiere e che la vita è un dono ricevuto e una ricchezza che si deve donare, comunque siano i tempi, sereni o intricati, pacifici o tribolati. Ma non basta accettare la storia: voi ci insegnate che bisogna “trasformare” la storia!» . E la storia può essere cambiata solo dalla “civiltà dell’amore”. E voi, carissimi Alpini, avete dimostrato di essere fedeli e fattivi interpreti di questa cultura del dono. Il Cuore dell’Aquila si spalanca per voi e, come una grande piazza, vi accoglie tutti, desiderando che ciascuno di voi vi trovi il suo posto. Siete nostri Concittadini, stimati e graditi, perché – carissimi Alpini – voi lo sapete che vi vogliamo un mondo di bene!. Ed è con questi sentimenti, che invoco su di voi, in sovrabbondanza, la luce e la benedizione del Signore».