L’incendio non ferma gli sfratti: sgomberato un altro alloggio
Terzo blitz a Fontanelle in due giorni: fuori un inquilino che aveva manomesso il contatore dell’acqua Ma in serata qualcuno tenta già di rioccupare un alloggio vuoto. A stretto giro una raffica di operazioni
PESCARA. Il rogo doloso, che all’alba di mercoledì scorso ha trasformato le case popolari di via Caduti per Servizio 15 in un inferno di fiamme, non ferma gli sfratti a Fontanelle. Anche ieri una famiglia è stata sgomberata: è successo al terzo piano del civico 49. L’amministrazione Masci non torna indietro e, dopo la strage sfiorata, continua a cacciare gli inquilini che, secondo il verdetto della commissione Erp, hanno perso il diritto di abitare in un alloggio popolari. È il terzo sfratto messo in atto nel giro di due giorni: altri saranno eseguiti nei prossimi giorni visto che, dall’inizio del 2024, sono partiti dal Comune 36 provvedimenti di decadenza a causa di condanne e debiti. Ma è uno scontro a oltranza: nella serata di ieri, proprio in via Caduti per Servizio 15, qualcuno ha tentato di sfondare l’ingresso murato con una lastra d’acciaio per entrare in uno degli appartamenti sgomberati. E il cortile si è riempito di volanti della polizia, allertate dai residenti.
Gli sgomberi sono operazioni a rischio, che possono innescare reazioni fuori controllo: meno di 24 ore dopo i primi due sfratti, è stato incendiato l’ascensore con un bilancio di 8 intossicati, compreso un neonato. E se una vicina di casa, alle 5.20 del mattino, non avesse notato le fiamme mentre stava ritirando i panni stesi sul balcone sarebbe finita in tragedia: i residenti sarebbero stati sorpresi dalle fiamme mentre stavano dormendo. Invece, polizia e vigili del fuoco hanno salvato tutti. Anche al civico 49 era stato appiccato il fuoco all’ascensore: era accaduto nella notte tra il 30 e il 31 maggio.
Il terzo assegnatario è stato mandato via perché aveva truccato il contatore dell’acqua e «messo in atto un allaccio abusivo all’utenza idrica», recita il verbale del Comune. A scoprire quel by-pass al contatore per non pagare il conto all’Aca erano stati gli agenti della polizia municipale del gruppo antidegrado Giona, guidati dal comandante Danilo Palestini, durante un sopralluogo con gli operai del Comune e dell’Ater. Di fronte a «un prelievo irregolare di acqua potabile dall’impianto a servizio dell’alloggio» e di fronte al silenzio dell’assegnatario dopo le prime contestazioni del Comune, è scattato il provvedimento di decadenza: «La decadenza dall’assegnazione comporta la risoluzione di diritto del contratto di locazione», precisa il verbale. E quel provvedimento ha il valore di titolo esecutivo: «Non è soggetto a graduazioni o proroghe, con la conseguenza che alla scadenza del termine assegnato si provvederà immediatamente alla esecuzione d'ufficio senza bisogno di un ulteriore avviso». E così anche ieri a Fontanelle sono tornati i poliziotti con un mezzo blindato, i carabinieri, i finanzieri, gli agenti della polizia locale, i vigili del fuoco e i volontari della Protezione civile con un’ambulanza. E sono intervenuti anche gli operai dell’Aca per ripristinare il contatore manomesso e gli operai Ater per murare l’alloggio con una lastra d’acciao. Da ieri, gli inquilini sfrattati hanno un mese per svuotare l’appartamento che verrà riassegnato a una persona in graduatoria.
Alla base dei provvedimenti di decadenza c’è la legge regionale 96 del 1996 su assegnazione e gestione degli alloggi: l’articolo 34 precisa che l’assegnatario perde il diritto alla casa popolare se «abbia messo in atto un allacciamento abusivo alle utenze elettriche, idriche, energetiche e telefoniche».