L’ipotesi: un colpo su commissione

Affranto il presidente dell’associazione San Pietro, scettico sull’ipotesi dell’occultismo

L'AQUILA. È sconcertato e addolorato Pasquale Corriere, presidente dell’associazione San Pietro della Jenca. La notizia del furto sacrilego della reliquia di Giovanni Paolo II – un pezzetto di stoffa bagnato del sangue del futuro Santo – lo ha raggiunto in Sardegna, dove si trovava per un viaggio di lavoro. Il suo telefonino continua a squillare. La stampa internazionale vuole saperne di più, sulla storia della minuscola chiesetta tanto cara al Papa polacco.

Corriere, quando è venuto alla luce il furto?

«Domenica mattina mia figlia, Franca, si è recata al santuario, come fa sempre e ha notato subito che qualcosa non andava: le grate che proteggono la finestrella, a sinistra della navata, erano state segate e i vetri infranti. A un più attento esame si è accorta che la reliquia con il sangue di Giovanni Paolo II, custodita in una nicchia dietro l'altare, era sparita. Gli autori del furto hanno portato via anche un crocifisso, di poco valore».

È stata ipotizzata la pista satanica. Si è fatto un’idea di chi può aver commesso il furto? «Escludo che possa trattarsi di satanismo. A San Pietro della Jenca non è mai accaduto nulla; non abbiamo mai ricevuto minacce, né riscontrato tracce che potessero portare a riti satanici. Credo, invece, che si tratti di un furto su commissione».

Cosa glielo fa pensare?

«I ladri sapevano bene ciò che volevano. Hanno segato con facilità le grate e rotto i vetri antisfondamento ma, una volta all’interno del santuario, hanno rubato solo la reliquia e un crocifisso senza entrare in sagrestia. Non hanno neppure forzato le cassette che contengono le offerte dei fedeli, segno inequivocabile che non erano alla ricerca di soldi».

Qual è il suo stato d’animo, dopo tanti anni spesi a riportare alla luce il rifugio segreto di Giovanni Paolo II?

«Sono affranto. Si tratta di delinquenti senza scrupolo, disposti persino a profanare un luogo sacro. Rivolgo un appello accorato agli autori del misfatto perché restituiscano la reliquia alla comunità cristiana».

La reliquia di Karol Wojtyla è una delle tre esistenti al mondo. Come è arrivata alla Jenca?

«È un dono del segretario personale di Wojtyla, il cardinale Stanislao Dziwisz, ricevuto in occasione della consacrazione della chiesetta a santuario, il 18 maggio 2011». (m.p.)

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