L’ultima sfida degli sfrattati per riprendersi gli alloggi
Porta sfondata con mola e bastone di ferro, arriva la polizia e scatta la fuga dal tetto
PESCARA. Prima gli sfratti dalle case popolari, al quarto e quinto piano di via Caduti per Servizio 15; poi, il rogo doloso che trasforma quel palazzo di Fontanelle in un inferno di fuoco con un bilancio di 8 intossicati e una strage soltanto sfiorata; infine, il tentativo di sfondare una delle porte murate con una mola a disco e un bastone di ferro. Ma quel tentativo di occupare l’alloggio vuoto fallisce a causa dell’arrivo della polizia chiamata dai residenti, ormai in preda alla paura: chi ha cercato di occupare quella casa popolare scappa dal tetto. Succede tutto nel giro di tre giorni in un fazzoletto della periferia di Pescara: è il posto in cui va in scena l’ultima sfida dei criminali alle istituzioni. La polizia ha un sospettato: il questore Carlo Solimene, di persona nel palazzo degli sfratti e delle fiamme, vuole trovarlo prima possibile.
CONDANNE A RIPETIZIONE
Gli indizi raccolti finora portano a un 28enne con una fedina penale segnata da un lungo elenco di reati. Nella sua carriera da criminale di quartiere, ci sono anche questi episodi: avrebbe «ripetutamente minacciato di morte» un poliziotto; avrebbe messo in atto «una consapevole aggressione fisica e verbale nei confronti delle forze di polizia intervenute per sedare una lite ingaggiata con un cittadino extracomunitario all’interno di un bar»; sarebbe evaso dagli arresti domiciliari e non una volta soltanto.
72 ORE DI CAOS
Tre giorni incredibili a Fontanelle: sono le 8.30 di martedì scorso quando riparte la stagione dei sfratti per cacciare i condannati e gli inquilini indebitati che, secondo il verdetto della commissione Erp, hanno da tempo perso il diritto ad abitare nelle case popolari. È un’operazione coordinata dalla questura con la regia della prefettura: in campo polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale, vigili del fuoco e volontari di Protezione civile, oltre a squadre di operai. I primi due sgomberi portano in via Caduti per Servizio 15. Gli sfratti delle famiglie scattano per le sentenze di condanna definitive a carico di due Cerasoli: non sono loro gli assegnatari ma i Cerasoli risultano conviventi.
UNA VITA DI REATI
Nel curriculum giudiziario dei Cerasoli c’è il racconto di una vita di reati da prepotenti del rione: rapine, furti e calunnie, e ancora minacce, violenze, danneggiamenti e ricettazioni. Tra le contestazioni alla famiglia assegnataria spunta anche l’affitto non pagato per quasi 5mila euro: «La morosità si è protratta sino alla data odierna, raggiungendo l’importo di 4.790,92 euro», attesta un verbale del Comune di Pescara. Lo sgombero, un’operazione di circa 10 ore, va avanti all’apparenza senza patemi.
ALBA DI FUOCO
Ma all’alba di mercoledì, intorno alle 5, scoppia un incendio nella palazzina con 8 famiglie: è un rogo doloso appiccato dal vano ascensore. Dormono tutti, però la residente di un casa popolare vicina si accorge delle lingue di fuoco che escono dal portone e chiama i soccorsi: è un miracolo. Poliziotti e vigili del fuoco si gettano tra le fiamme e svegliano gli inquilini: una strage sfiorata. Una strage animata dalla sete di vendetta? Non ci sono testimoni e le telecamere sono lontane: l’indagine della squadra mobile parte in salita.
SCINTILLE SUL PIANEROTTOLO
Giovedì sera, con il palazzo ancora invaso dall’odore di fumo, qualcuno sale fino al quinto piano, attacca una mola a una prolunga della corrente elettrica e inizia a tagliare l’acciaio; poi fa leva con un pezzo di ferro. I residenti sentono tutto, sanno cosa sta succedendo e chiedono aiuto alla polizia. Salta la lastra d’acciaio: resta la porta blindata a proteggere l’alloggio sgomberato. Ci vorrebbe ancora poco, ma sotto al condominio sopraggiungono le volanti della polizia: all’uomo, forse informato da un palo, non resta che scappare. E come? Dal tetto: taglia la catena che chiude un cancello e inizia una fuga incredibile. A Fontanelle arrivano anche i poliziotti della Scientifica: se l’uomo non ha usato i guanti, sulla mola lasciata a terra ci sono le sue impronte e se è un pregiudicato, come credono gli investigatori, allora la banca dati della questura dirà a chi appartengono. Il questore Solimene, in prima linea, guida il sopralluogo con il vicario Antonio Tafaro: è il segnale che la misura è colma. Nelle case popolari di Fontanelle, un questore non se lo ricorda nessuno. Il cortile è illuminato dalle sirene di tre volanti della polizia e squadra mobile, una pattuglia dei carabinieri e due equipaggi della polizia locale. La caccia è aperta.