LA DOPPIA VITA DEL GOVERNO
Doveva essere un fine settimana di raccoglimento. Niente distrazioni, spiritualità della natura, il peso delle preoccupazioni quotidiane abbandonate come la giacca dell'abito quotidiano da lavoro. Enrico Letta è un uomo che conosce bene l'efficacia di questi rituali da grande club intellettuali come Aspen, o Pontignano.
E' probabile dunque che sia stato l'entusiasmo per le sue esperienze a dettargli quel twitter così inatteso «domenica tutti insieme a fare spogliatoio». Un gesto giovanile, con quella voglia di buttare il cuore oltre l'ostacolo. Un invito sorprendente per uno come lui accusabile più di prudenza che di passione.
Peccato che la realtà si sia scatenata come un ciclone su questo progetto. Facendo saltare il sogno di un weekend, e mettendo a nudo l'animo del governo di pacificazione.
A Brescia ieri Silvio Berlusconi ha raccolto i suoi uomini e le sue donne, per manifestare contro il giudici, alla vigilia della volata finale a Milano del processo Ruby. Non so cosa ne pensiate voi, ma manifestare contro i giudici, specie se si è imputati, mi sembra un atto piuttosto eversivo. Specie se l'imputato è il capo di uno dei maggiori partiti politici del paese.
Ma la storia della guerra fra giudici e Berlusconi ci accompagna da tanto tempo che per molti di noi comincia a somigliare alle Guerre Puniche.
Per cui la manifestazione di Brescia avrebbe persino potuto risultare «scontata» se non avesse avuto quel tocco di fatale novità: fra i «convocati» contro i giudici c'erano infatti anche tre bei nomi del Pdl, che siedono anche nel governo Letta. E che nomi, e che posizioni. Al fianco del leader Silvio sono accorsi infatti il vicepremier Angelino Alfano, che è anche ministro degli Interni nel nuovo governo, il ministro Lupi, e il ministro-saggio Gaetano Quagliariello che nell'esecutivo è entrato addirittura in quota Napolitano.
Per essere un governo che deve lavorare alla pacificazione nazionale non è male, direi. E infatti ieri a Brescia di pacificazione ce n'era molto poca. Giusto quel tanto che è riuscito a imporre la polizia dividendo manifestanti pro Berlusconi da manifestanti anti Berlusconi.
Come atto iniziale di nuove larghe intese è stato, diciamolo, interessante.
I membri Pdl del governo si sono difesi dicendo che l'appartenenza al loro partito rimane parte della loro identità. E sono stati pronti a puntare il dito contro Letta che nelle stesse ore si è recato alle assise romane in cui il Pd ha eletto il nuovo segretario del Partito Democratico, Guglielmo Epifani.
Parallelismo perfetto, se non per un piccolo dettaglio di contenuti. La differenza fra Alfano e Letta, fra Pdl e Pd, è che il primo con la sua manifestazione sostiene posizioni che non sono parte del governo in cui siede, e il secondo ha evitato accuratamente di prendere atto di questo distacco.
Per molti versi, quel che esce dalla giornata è una sorta di teoria della convivenza morganatica. Il governo delle larghe intese si configura infatti come la vita di quegli uomini che hanno una doppia famiglia: una vita parallela fra . due case, in cui tutti sanno ma in cui ciascuno sceglie o si illude di scegliere la finzione di un amore.
Ma forse questa è solo la versione di una donna. Prendetela così. Forse davvero la politica ci dimostrerà che si può convivere bene anche non condividendo quasi nulla. Vedremo.
Di certo però, come succede in tutte le famiglie in cui c'è maretta, il week end ne è uscito rovinato. Il lungo fine settimana di due giorni si è accorciato di brutto. Il ritiro comincia oggi domenica a fine giornata, alle 17, e finisce domani, lunedì, alle 11.
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