La settimana da incubo dell’area Vestina

Dalla Mare-Monti all’Urbanistica, le due inchieste che hanno travolto partiti e imprese

PENNE. Comincia all’alba, la settimana terribile dell’area Vestina. Quando alle 5,55 di lunedì scorso, nella casa romana di Carlo Strassil, ingegnere incaricato dall’Anas e consulente post terremoto, bussano gli agenti della forestale, la bufera giudiziaria è appena cominciata.

Uno tsunami che trascina il professionista a Regina Coeli e travolge altri 11 persone. E’ lo scandalo Mare-Monti, la Statale 81 Piceno-Aprutina che non ha mai visto la luce. Tre giorni dopo, l’Urbanistica, con il suo intreccio di appalti pilotati, assunzioni in cambio di voti, imprese agevolate in cambio di favori elettorali, presenta un conto da 5 arresti e 30 indagati. Due blitz per rappresentare l’ennesimo affresco di corruzione nella pubblica amministrazione, il sesto in quattro anni.

BOSCO SFREGIATO.
L’incubo Vestino ha le fattezze di un bosco sfregiato, dove una strada mai nata per davvero, la Mare-Monti appaltata 10 anni fa, è transitata per quasi un chilometro e mezzo violando la Riserva naturale, e lì fermandosi.
Un appalto-truffa, secondo l’accusa, dove l’impresa ha sospeso i lavori, chiesto e ottenuto una perizia di variante, redatto da sè atti pubblici e nuovo progetto e infine ottenuto un “ristoro” per fermo cantiere di un milione e 700 mila euro più Iva, ora sotto sequestro.

PROGETTO FAI DA TE. Trattasi di corruzione, dice la procura, che individua i responsabili nella Toto spa aggiudicataria dei lavori, e quali corrotti principali i pubblici ufficiali dell’Anas: il commissario straordinario Valeria Olivieri, l’ex responsabile del procedimento Fabio De Santis, oggi in carcere a Firenze per l’inchiesta sul G8 alla Maddalena, e l’allora consulente Anas Strassil che per la sua attività si sarebbe autoliquidato un compenso di due milioni e 245 mila euro. Il prezzo - cioè l’utilità offerta dall’impresa per consentire la remunerazione dei pubblici ufficiali - sono gli elaborati tecnici redatti dalla stessa Toto spa. Tutto da dimostrare, beninteso.

LA NUOVA TANGENTE. Ma per il gip è sufficiente per tracciare un quadro in cui si fa spazio una forma di corruzione più moderna e raffinata di quella tradizionale e di più alto impatto lesivo per l’interesse pubblico: non più il passaggio di una semplice “mazzetta” in cambio di atti pubblici favorevoli all’impresa, ma la totale e sistematica condivisione dell’attività della controparte pubblica, attraverso quella che il gip De Ninis definisce la «cattura delle pubbliche funzioni e la conseguente sostituzione del corruttore con la stessa attività “tecnica” del pubblico ufficiale. Con il risultato che la tangente viene corrisposta dall’impresa “in natura”, ossia con lo svolgimento del lavoro tecnico-professionale del pubblico ufficiale e viene poi monetizzata dallo stesso ente pubblico attraverso il pagamento di ragguardevoli compensi, ampiamente gonfiati».

D’ALFONSO. Un appalto aggiudicato per 32 miliardi, al quale partecipa, da ex presidente della Provincia, seppur solo fino al 1999, anche Luciano D’Alfonso, ritenuto l’occulto regista di un’operazione che però nulla tiene per sè, indagato com’è per falso e truffa e non per corruzione. D’Alfonso, argomentano gli inquirenti, «quale esponente di spicco della politica abruzzese», esercita il suo ruolo di tutor degli interessi dei Toto, al quale è legato da un’amicizia quasi trentennale. E tanto basta. Effetto Housework, si dirà, come se sull’ex sindaco di Pescara avesse allungato i suoi tentacoli - con effetto retroattivo - l’inchiesta sulle presunte tangenti al Comune di Pescara, dove pure il rapporto Toto-D’Alfonso è ritenuto sospetto.

L’URBANISTICA.
Quando Strassil - è storia di due giorni fa - in un interrogatorio di 3 ore tenta di smontare ogni accusa, una seconda tempesta giudiziaria ha spazzato di nuovo l’area Vestina, costringendo ai domiciliari il sindaco di Farindola Antonio De Vico, due consiglieri comunali di Penne, un imprenditore e un ex assessore provinciale. Tra gli indagati, il sindaco di Penne. Tutto parte da un concorso per sei posti per collaboratori amministrativi di Penne che si conclude con l’assunzione di persone che già operano nel Comune vestino. E’ il primo di una catena di favoritismi, secondo gli inquirenti, in più branche dell’amministrazione pubblica vestina, colpita al cuore dall’incursione improvvisa della magistratura.

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