La vendemmia è di qualità ma preoccupa il mercato: prezzi bassi e poca richiesta 

PESCARA. L'Abruzzo riparte dalla vendemmia e dalle sue prospettive: buona, grappoli di qualità con una quantità in leggero calo. A preoccupare il settore è però il mercato sia per quanto riguarda il...

PESCARA. L'Abruzzo riparte dalla vendemmia e dalle sue prospettive: buona, grappoli di qualità con una quantità in leggero calo. A preoccupare il settore è però il mercato sia per quanto riguarda il prezzo delle uve, sia per i consumi, pesantemente condizionati, in Italia come all'estero, dalla pandemia di coronavirus. Una vendemmia, quella iniziata, "a prova di covid" anche in Abruzzo. C'è il rischio a detta dei viticoltori, che il virus, che ha già determinato una quota di invenduto, possa nel tempo peggiorare la situazione nelle cantine. Innescando un "falso mercato" con un surplus del prodotto, prezzi in calo e rischio di imbottigliamento sfuso.
GLI STRUMENTI. Finora, secondo quanto emerso dagli operatori a livello nazionale, gli strumenti messi in campo dal Governo per sostenere il comparto come vendemmia verde e distillazione di crisi, non hanno portato agli effetti sperati. Le quotazioni più recenti dei vini parlano di qualche difficoltà per i segmenti di fascia più alta, con riduzioni di circa il 4% rispetto a un anno fa. E al 31 luglio in Italia erano 42 milioni gli ettolitri di vino in giacenza.
Alcune Regioni sono corse ai ripari adottando una serie di regole. E l'Abruzzo – che nel 2019 ha prodotto 3,1 milioni di ettolitri, 1,2 milioni Dop e 529mila Igp – ha deciso di restare alla finestra e di attendere le determinazioni di cooperative, cantine e associazioni di categoria nel corso di un prossimo "tavolo verde".
IL CONSORZIO. A proporre un intervento disciplinatorio d'emergenza era stato in particolare il Consorzio di tutela vini d'Abruzzo, il più grande della regione (18mila ettari, un milione di ettolitri prodotti), l'unico legittimato a farlo. E sulla scia di quanto effettuato, ad esempio, in Puglia aveva offerto e chiesto la disponibilità di limitare i volumi per mantenere in prospettiva e tutelare l'intero mercato.
I produttori guidati da Valentino Di Campli avevano proposto il taglio delle rese del 15% (119 quintali/ettaro) per Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano con il relativo stoccaggio di 21 ettolitri/ettaro corrispondenti a 30 quintali/ettaro di uva. Lo stoccaggio ("blocage") per il Pecorino Terre di Chieti e Colline Pescaresi Igt sarebbe passato a 35,2 ettolitri (ovvero 44 quintali/ettaro di uva) per le superfici iscritte all’albo regionale. In questo modo veniva prevista la regolazione dell'offerta attraverso una riduzione temporanea del prodotto di annata da immettere sul mercato, in modo da non comprometterne le quotazioni.
LA RISPOSTA DELLA REGIONE. È arrivata a Ferragosto: niente resa obbligatoria, mentre sullo stoccaggio si può parlare e trovare un punto d'accordo. In pratica, grazie all'idea più articolata del Consorzio di tutela, è stata presa in esame la situazione complessiva accogliendo solo una parte della proposta e rimandando eventuali future decisioni alle scelte dei portatori d'interesse, dalle associazioni ai viticoltori.
«Quando il 15 luglio è arrivata la proposta del Consorzio di tutela» precisa l'assessore regionale all'Agricoltura, Emanuele Imprudente, «abbiamo aperto la fase di ascolto, come indica la legge, coinvolgendo gli interessati e durante la quale è emersa l'impossibilità da parte di alcune cantine, il cui mercato va bene, di adottare la resa obbligatoria. Non c'è stata condivisione. Mentre c'è stata un'apertura al "blocage" i cui parametri andranno tuttavia ricalibrati nel corso del tavolo tecnico».
IL MERCATO. L'ipotesi del taglio delle rese per tenere in equilibrio il mercato ha diviso i viticoltori: da una parte coloro che hanno volumi più bassi e occupano segmenti di mercato, come il biologico, dall'altra coloro che lavorano in particolare con il macro settore dell'Horeca – hotel, ristoranti, catering – che ha più di tutti subìto un calo a causa delle chiusure per il covid. Nel corso dell'ultimo "tavolo verde" sono state valutate indicazioni nazionali che offrirebbero diverse sfaccettature per cui la situazione è stata ritenuta "indefinita". Secondo l'assessore è adesso che si apre una nuova partita: «Innanzitutto occorre capire come va la vendemmia e di pari passo quali sono gli effetti covid sul mercato. La Regione è disponibile a fare ciò che serve per l'interesse del settore, l'obiettivo è che si inizi a fare una politica del vino».
LA VENDEMMIA. E le prime indicazioni danno una vendemmia partita molto bene in termini di qualità dopo le situazioni-meteo anomale e di scarsa pioggia vissute questo inverno. «I presupposti di questa annata sono incoraggianti: buon germogliamento, nessuna gelata primaverile, né attacchi parassitari», conferma Valentino Di Campli che con il Consorzio resta in attesa dei risultati di un'analisi più precisa e più ampia, comprendente basi spumanti e varietà precoci, come Chardonnay e Pinot, da portare al centro del prossimo "tavolo verde". «Con la Regione e con i portatori di interesse c'è in corso un dibattito positivo attraverso il quale si cercherà di trovare una via comune per un risultato convergente», afferma fiducioso il presidente alla luce dell'ennesima riunione del cda del Consorzio.
Perché il problema su come superare eventuali squilibri congiunturali resta in sospeso. Intanto il consiglio regionale, mentre era aperta la fase di ascolto sulla resa obbligatoria e sul "blocage", ha voluto dare comunque un sostegno al settore. Lo ha fatto nel corso delle ultime sedute di agosto (prima di Ferragosto) approvando un emendamento che concede aiuti integrativi (400mila euro) a sostegno della distillazione di crisi intesa, mai come quest'anno, come metodo di salvaguardia del prodotto. In sostanza si è preferito "tamponare" l'emergenza consegnando ai produttori subito maggiori risorse affinché possano recuperare le spese della vendemmia 2019 e ridurre le scorte di vino giacenti in magazzino. E anche in questo caso c'è un risvolto-Covid. Si legge infatti nel provvedimento: «Il vino da avviare alla distillazione dovrà essere detenuto alla data del 31 marzo e risultare come vino non a denominazione di origine e non ad indicazione geografica e l’alcool derivante dalla distillazione dovrà essere utilizzato esclusivamente per uso industriale, per fini farmaceutici e di disinfettanti».
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