Lettomanoppello, quel paese in silenzio che sapeva del pericolo

foto di Giampiero Lattanzio
Il sindaco: «Dobbiamo lavorare sul disagio sociale». Poi l’ordine di tacere. E questa sera la veglia nella chiesa di San Nicola per Cleria: l’invito di don Davide
LETTOMANOPPELLO. Un piccolo centro di appena 3.000 abitanti, dove tutti si conoscono almeno di vista, e dove la tranquillità del vivere quotidiano sembrava un valore condiviso. Ma proprio in quel contesto, fatto di consuetudini, sguardi incrociati e parole non dette, il silenzio ha presentato un conto altissimo. Cleria Mancini, 65 anni, è stata uccisa con un colpo di pistola al cuore dall’ex marito Antonio, un uomo noto a tutti in paese per il suo passato dietro le sbarre e il presente fatto di continue minacce di morte e armi mostrate come trofei sui social e in piazza. Antonio, che si faceva chiamare “Il Guardiano” tra i vicoli del paese e “Ayatollah” nel suo mondo social, era conosciuto per i suoi atteggiamenti aggressivi, le minacce pubbliche, le invettive violente contro le istituzioni – tutto documentato e, paradossalmente, tollerato. E ora in tanti parlano di «una tragedia preannunciata».
A Lettomanoppello, oggi, si prega e si riflette. Il dolore ha scosso il paese, ma la comunità è rimasta attonita di fronte a un crimine che forse poteva essere evitato. Stasera alle ore 20.30, nella chiesa di San Nicola, il parroco don Davide Schiazza ha invitato la comunità a «vivere insieme un momento di preghiera, per affidare la nostra amata Cleria alla Santa Vergine e per far sentire alla sua famiglia tutto il nostro affetto». Una veglia che arriva dopo giorni di sgomento e indignazione. Perché tutti sapevano anche del malessere che stava vivendo da tempo Cleria, seppur non avesse mai verbalizzato una denuncia.
Anche le istituzioni locali conoscevano bene la storia di Antonio e quella di Cleria. Ne erano a conoscenza le forze dell’ordine, gli uffici comunali, i servizi sociali. «È una tragedia che colpisce tutta la nostra comunità», dicono il sindaco Simone D’Alfonso e l’assessore alle Politiche sociali Luciana Conte. «Un episodio che prima di essere archiviato con etichette preconfezionate va indagato e approfondito».
«Un disagio diverso dal semplice presunto violento contrasto tra ex coniugi», proseguono gli amministratori, «ma piuttosto una difficoltà personale che oggi per puro caso ha individuato il proprio capro espiatorio su una donna che aveva condiviso parte della propria esistenza con quello che si è trasformato nel suo omicida. Ed è su quel disagio che la nostra comunità e tutte le Istituzioni devono ulteriormente rafforzare la propria presenza e azione, per supportare le famiglie che si trovano ad affrontare ostacoli sanitari che possono deteriorare sino a scompensi drammatici. Lettomanoppello saprà esprimere la propria reattività di fronte a un caso di cronaca fortunatamente isolato e al quale sapremo dare la giusta interpretazione», dicono gli amministratori in una nota, l’unica, inviata alla stampa. Da qui, l’ordine di silenzio a tutta la giunta da parte del sindaco.
Parole che però non bastano più a una parte della comunità, che oggi si interroga su ciò che non è stato fatto. E lo fa con rabbia, nei commenti ai post, nei bar, gli stessi dove Mancini giovedì scorso è entrato brandendo una pistola. «Istituzioni di ogni grado assenti come sempre e si fa clamore sempre dopo», scrive una ragazza, «quella donna avrebbe avuto bisogno prima di essere nominata e protetta. Oltre a lei, la comunità di cui parli poteva piangere altre persone se la fatalità avesse fatto il suo meschino gioco. Tutte le autorità di ogni forma e grado erano al corrente, ma nessuna istituzione ha agito, ad oggi le chiacchiere non servono più». Un pensiero che non resta isolato: «Spero solo nella pena adeguata e certa», scrive un’altra utente.
Il femminicidio di Cleria ha avuto un impatto profondo anche sulla vita del paese. Lo spettacolo teatrale organizzato dall’associazione culturale “La torre di Babele” il 19 ottobre è stato rinviato «nel rispetto del gravissimo e brutale lutto che ha coinvolto e sconvolto la comunità di Lettomanoppello». Un gesto simbolico, come tanti in questi giorni, che raccontano di un paese che si ferma, riflette e si interroga. Ma che ora, forse, non può più permettersi di restare in silenzio.
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