Carlo, il piccolo Superman: campione di vela e di vita con un solo braccio

12 Ottobre 2025

Ha appena 14 anni, aggira gli ostacoli nelle manovre a bordo e sfida vento e mare: «Ho affinato una mia tecnica e la diversità si è trasformata in una grande forza»

PESCARA. Sulla spiaggia “arma” con precisione il catamarano, issa la vela colorata e inforca gli occhiali specchiati prima di scendere in mare. Un’occhiata alla direzione del vento e via verso il largo, destreggiandosi tra cime, scotte e timone con attenzione ed entusiasmo. Carlo Maria D’Amico ha 14 anni, frequenta il primo anno del liceo scientifico Galiei ed è un campione nello sport della vela. Dalla nascita non ha avambraccio e mano sinistra, ma non si nota perché lui è il primo a non farci caso. Lavora come e più degli altri compagni. Anzi, è quello il suo potere in più, la ragione per cui gli amici lo chiamano Superman.

La sua non è solo una storia di “inclusione”, come si dice oggi. È di più. È una storia d’amore, di coraggio e di libertà. Infatti Carlo, che si allena a Pescara e vive a Spoltore, è un campione agonistico di vela e anche di nuoto. Non esita a cogliere le opportunità che la vita gli offre e le porta avanti con tutto se stesso. Fino a vincere.

La vela che Carlo manovra in regata è un simbolo: quello della direzione da scegliere nella vita, calcolando tatticamente il tipo di vento e di mare che ti trasporta. Ed è la dimostrazione che la dedizione verso quello che si fa, l’intelligenza e la forza di volontà per raggiungere uno scopo possono superare ogni ostacolo.

«A 4 mesi e mezzo di gravidanza ho fatto un’analisi morfologica – spiega mamma Tina – perché non vedevamo una manina e così lo abbiamo saputo subito. Dopo dieci minuti di pianto in famiglia io, mio marito e le altre due figlie abbiamo fatto gruppo e affrontato questa sfida tutti insieme ricevendo in cambio un tesoro immenso. Avere Carlo è stato il regalo più grande per tutti, una seconda opportunità di vita che ci ha catapultati in una realtà a noi sconosciuta che ci ha fatto crescere enormemente». Poi mostra una foto del figlio ad appena 7 anni per la prima volta davanti al rimessaggio delle barche del Circolo velico Svagamente a Pescara: «Questa è la prima foto in assoluto di Carlo che conosce la vela. Mi commuovo tutte le volte che la vedo».

È appena terminata la Barcolana Para sailing eurosaf inclusive european championship di Trieste nella quale Carlo, il più piccolo velista della competizione, è arrivato secondo Under 19 e decimo in assoluto su 20 concorrenti molto più grandi di lui e già ben allenati sull’Hansa 303, l’imbarcazione strutturata per agevolare i comandi. E Carlo è già detentore da due anni del titolo italiano sui catamarani Hobie Dragoon in coppia con il suo amico prodiere Alberto Dell’Atti. E qui le agevolazioni non ci sono perché è un circuito regolare della Federazione italiana vela. «Sono contento, entusiasta, soddisfatto di questa esperienza. L’Hansa 303 è facilitata nei comandi ma bisogna saperla usare – ci tiene a sottolineare il giovane atleta – e occorre molta tecnica tattica. Bisogna conoscere i venti e sapersi spostare cercando la via migliore per superare gli altri. In fondo mi sono allenato solo il giorno prima della competizione su questa barca e laBora a Trieste è un vento diverso dagli altri, non fa onda ma è molto forte».

Carlo è deciso, curioso e dinamico. Per tutti è una forza della natura. Da piccolo ha conquistato la cintura blu di karate e poi si è destreggiato tra campionati italiani e internazionali di nuoto e di vela. Gli piace la scienza e la musica. A 3 anni ha provato ad indossare per un po’ una protesi al braccio ma quando ha cominciato a capire che era un corpo estraneo non l’ha voluta più. Ha detto: «Mamma, io sono bello così».

«Ho lavorato da subito - spiega la signora Tina - per fargli avere la stessa sensibilità nel braccino, lì dove la mano mancava. Ad esempio, quando lo allattavo gli facevo sentire i miei capelli. Col tempo ha stimolato di più i sensi». Andare a vela e per mare gestendo cime e timoni in qualsiasi condizione meteomarina è molto impegnativo per chiunque. Per lui le difficoltà si raddoppiano. «Per gareggiare su una barca normale ho dovuto semplicemente affinare una mia tecnica – spiega Carlo - mi sono industriato per trovare soluzioni. Nessuno me lo ha insegnato perché solo io potevo capire come fare. Neanche Mauro, il mio allenatore, che mi ha preso con sé da quando ero piccolo. Non posso che ringraziarlo per questi anni di lavoro insieme: mi ha fatto innamorare di questo sport e sempre incoraggiato. Non mi ha mai fatto sentire diverso, anzi, ha subito intuito che la mia diversità poteva trasformarsi in una grande forza».

Mauro Di Feliciantonio, tecnico federale Fiv e presidente del Circolo velico Svagamente: «Io gli ho sempre detto “tu sei Superman, sei il più bravo, ma devi capire che hai una difficoltà fisica in più rispetto agli altri”. E lui ha avuto l’umiltà di comprendere e accettare senza perdere forza ed entusiasmo. All’inizio lo osservavano gli altri bambini, ma in effetti sono più gli adulti che vedono l’handicap e la diversità. Io l’ho sempre trattato normalmente».

Carlo sui catamarani ha il ruolo di timoniere e di tattico, mentre il suo amico Alberto Dell’Atti, 13 anni, fa il prodiere. Regatano insieme da tre anni e da due sono campioni italiani di categoria. «L’ho conosciuto in quinta elementare, a 9 anni – racconta Alberto - e per me è sempre stato un ragazzo normalissimo. Non me ne accorgo nemmeno quando andiamo in barca che gli manca un pezzo di braccio e una mano, poi lui tatticamente è bravissimo. Lui stesso non ci fa caso, anzi fa delle battute su di sé e scherziamo tutti, ha un carattere molto forte e deciso e andiamo molto d’accordo. Mi sento spronato da lui e ci coordiniamo benissimo. Per timonare la barca ha un suo metodo, non so come fa, usa quello che ha. I ragazzi che si allenano con noi non la vedono questa cosa o comunque non ci fanno caso. Carlo è uno di noi, e la sua diversità fisica è un problema che non esiste. Per noi anzi è un esempio da imitare».

Il papà Lorenzo lavora nell’edilizia, la mamma Tina impiegata e due sorelle, Claudia 31 anni, che fa l’ingegnere a Madrid e Laura, 30, che si è dedicata alla Neuropsicomotricità e all’Osteopatia. La mamma: «Ci tengo a far conoscere ad altre famiglie questa esperienza, il mondo dello sport è bellissimo, ci si confronta reciprocamente con le esperienze degli altri, fa aprire la mente e il cuore. Li fa sentire più sicuri. Le famiglie con ragazzi diversamente abili non sono sempre fortunate. Carlo viene dall’agonismo del nuoto ed è già campione nei campionati dei normodotati. Bisogna insegnare ad avere fiducia in sé».

Carlo a giugno ha deciso di interrompere il nuoto agonistico per dedicarsi interamente alla vela e verrà seguito da un personal trainer per la forma fisica: «La vela è uno sport che mi piace. Mi regala una sensazione di libertà, mi fa sentire più indipendente. E poi mi interessa questo mondo. Prima delle competizioni, come tutti, ho l’ansia da prestazione ma non bisogna mai farsi spaventare. Bisogna mettere sempre in primis il proprio obiettivo, fare in prima linea ciò che desideri con tutte le tue forze. Con Alberto ci conosciamo bene. È da due anni che gareggiamo in coppia e abbiamo acquisito un feeling molto costruttivo. Non so che cosa porterò avanti di più nei prossimi mesi (riferendosi alla classe delle barche ndr) per ora sono in una fase esplorativa e il tempo mi consiglierà che cosa voglio fare davvero».

Prossimo appuntamento? Gli Europei in Ungheria il 18 ottobre con una nuova esperienza su catamarani più grandi e veloci, i Nacra 15.

@RIPRODUZIONE RISERVATA