Libri di D’Alfonso, in aula arriva la Digos

Antonelli (Fi) chiama gli agenti dopo una lite con Blasioli (Pd), poi Alessandrini ritira la delibera

PESCARA. Caos ieri in consiglio comunale sulla delibera che doveva porre la parola fine alla vicenda dei libri di D’Alfonso con una transazione giudiziale. Ma in serata il provvedimento è stato ritirato. La vicenda è quella del debito di 100mila euro mai pagato per dei libri ordinati dall’ex sindaco nel 2008.

Oggi, in proposito, c’è l’udienza davanti al tribunale civile per questo contenzioso tra società ed ente che va avanti da cinque anni.

Fatto sta che ieri sera, durante l’esame del provvedimento, a causa di una violenta lite tra il capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli e il presidente del consiglio comunale Antonio Blasioli, esponente del Pd, è intervenuta la Digos.

A chiamare gli agenti è stato proprio Antonelli per contestare una presunta ingiustizia commessa Da Blasioli nella discussione degli emendamenti alla delibera, presentati dal centrodestra. «Avevo richiesto al presidente di avere una copia dei miei 20 emendamenti perché non li avevo a disposizione», ha rivelato il capogruppo di Forza Italia, «ma si è rifiutato di darmeli, perché a suo dire le proposte di modifica erano all’esame dei tecnici per il parere». «Ma lo stesso Blasioli», ha proseguito il racconto Antonelli, «ha ammesso di aver consegnato al consigliere del Pd Emilio Longhi gli stessi emendamenti per consentirgli di preparare dei sub emendamenti con il solo scopo di far decadere quelli di Forza Italia. Un’ingiustizia che mi ha costretto ad avvertire la Digos». Fatto sta che dopo questo episodio il consiglio è stato sospeso fino a tarda sera, su richiesta del capogruppo del Pd Marco Presutti per un approfondimento politico. Si è riunita la conferenza dei capigruppo per riprendere la seduta, ma quando il sindaco Marco Alessandrini è tornato in aula ha annunciato il ritiro del provvedimento. «Non c’è il clima adatto per proseguire», ha detto il primo cittadino.

Resta tuttavia il fatto che la delibera suscitava perplessità anche nelle file della maggioranza. Tanto è vero che era stata già presentata all’inizio dell’anno e anche allora ritirata. La delibera, in sostanza, proponeva la chiusura del lungo contenzioso con una transazione. Il Comune avrebbe dovuto pagare alla Carsa 47.187 euro, a fronte di una richiesta iniziale della società editrice di 100.000 euro per le 2.000 copie del volume, dal titolo «Pescara, una città in trasformazione» ordinate dall’allora sindaco Luciano D’Alfonso, consegnate al Comune e mai pagate. Per questo, il 13 maggio del 2010, la società editrice diffidò il Comune ad adempiere al pagamento, ma senza ottenere risultati. Carsa citò in giudizio davanti al tribunale civile il Comune richiedendo il versamento dell’intera somma pretesa. L’ente, da parte sua, si costituì in giudizio chiedendo l’integrale rigetto della domanda. Il contenzioso è andato avanti fino ad oggi, ma le parti si sono accordate per arrivare a una transazione per un importo ridotto della metà. Per definire la transazione e consentire agli avvocati dell’ente di presentarsi oggi in tribunale con la carta dell’accordo in mano, serviva il via libera del consiglio al riconoscimento del debito fuori bilancio. Riconoscimento che non c’è stato. Ha esultato il centrodestra, che ha dato battaglia sin dall’inizio su questa vicenda. «Delibera ritirata perché non c’era il clima adatto, ha detto il sindaco. Forse, perché fa troppo caldo?», ha ironizzato il vice capogruppo di Forza Italia Vincenzo D’Incecco. «Questa vicenda dimostra ancora una volta che ci sono lacerazioni dentro al Pd», ha osservato il capogruppo di Ncd Guerino Testa, «poi non capisco perché con la Carsa si può fare la transazione e per il contenzioso con i balneatori no». «Questa transazione non convince», ha fatto notare il consigliere di Forza Italia Eugenio Seccia, «gli stessi avvocati del Comune ammettono che questa causa si può vincere».(a.ben.)

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