Ma anche in Abruzzo scoppiano le proteste 

Da Pescara all’Aquila e Vasto: fumogeni, bare e disperazione

PESCARA. A Pescara in centinaia scendono in piazza tra rappresentanti delle associazioni, gestori di locali, bar e ristoranti, operatori di palestre, sale giochi, centri scommesse e di tutte quelle attività e dei relativi indotti che rischiano di essere messi in ginocchio a causa del decreto. Attimi di tensione, con fumogeni per le strade del centro e forze dell’ordine in tenuta antisommossa. All’Aquila spunta una clessidra su una bara arrivata con il carro funebre: rappresenta il tempo che passa e condanna alla morte molti locali. A Vasto un altro, disperato gesto simbolico: commercianti in ginocchio, proprio come le loro attività. Anche in Abruzzo scoppiano le proteste contro l’ultimo Dpcm firmato dal Governo Conte che dispone la chiusura alle 18 di bar e ristoranti e lo stop di palestre e piscine. Ieri ristoratori, commercianti e associazioni di categoria sono scesi in piazza per esprimere il loro dissenso e manifestare contro un provvedimento che «è una mazzata e ci porterà alla chiusura definitiva».
Il vento di protesta si è alzato ieri mattina all’Aquila, in piazza Duomo, dove si sono riuniti in 200 tra commercianti, dipendenti di imprese private, fornitori, sindacati, maestranze varie. «Ci stanno negando il diritto di lavorare», «ci sentiamo trattati come untori», «vogliamo aiuti sulle tasse che maturano anche se non stiamo lavorando», gli appelli lanciati da chi ha dovuto chiudere le attività e non sa come andare avanti.
Manifestazione pacifica anche a Vasto, in piazza Rossetti, occupata pacificamente ieri mattina dai commercianti per ribadire il diritto al lavoro e chiedere alla politica altri aiuti economici perché «quelli previsti dal Decreto ristoro non bastano: è necessario abbassare la pressione fiscale non per un mese, ma almeno per due anni».
Nel pomeriggio, poi, la protesta si è spostata a Pescara, in piazza della Rinascita. La manifestazione ha preso il via con una fiaccolata e gli operatori dei diversi comparti coinvolti hanno illustrato le diverse istanze. Confartigianato, Confesercenti, Cna e Confcommercio, le quattro associazioni che hanno promosso la manifestazione pacifica, hanno elaborato un pacchetto di richieste. Quattro i punti: sospensione dei canoni di locazione con cessione del credito d’imposta direttamente ai locatari, azzeramento dei costi fissi di tutte le utenze, pace fiscale e azzeramento di tutte le tasse e imposte, sia locali sia nazionali, aiuti economici agli imprenditori per superare il periodo di chiusura. Le richieste sono state consegnate al sindaco, Carlo Masci, il quale ha garantito che, dopo un passaggio in Consiglio comunale, il documento verrà sottoposto all’attenzione dell’Anci e, attraverso la Regione, a quella del Governo.
Tensioni si sono registrate alla fine della manifestazione quando alcune centinaia di persone hanno iniziato un corteo non autorizzato verso la Prefettura. Da piazza Salotto i manifestanti si sono spostati lungo via Nicola Fabrizi invasa dal fumo dei fumogeni e dall’imponente presenza delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Contestato il sindaco Masci, costretto ad allontanarsi. Il corteo dei manifestanti è stato bloccato all’imbocco di piazza Italia dove c’è la Prefettura. I manifestanti hanno stazionato lì continuando a protestare per circa una mezz’ora. Il cordone delle forze dell’ordine ha loro impedito di accedere più avanti, poi la protesta è terminata e il corteo non autorizzato si è sciolto.
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