MA GLI ARCHITETTI DOVE SONO?
di MAURO TEDESCHINI Posso dirlo? Non riesco ad appassionarmi a queste elezioni. Trovo, per esempio, stucchevole e inutile questa processione di leader nazionali che transitano per l'Abruzzo con i...
di MAURO TEDESCHINI
Posso dirlo? Non riesco ad appassionarmi a queste elezioni. Trovo, per esempio, stucchevole e inutile questa processione di leader nazionali che transitano per l'Abruzzo con i minuti contati, stringono cento mani e ripetono le cose che abbiamo sentito mille volte in televisione, per poi ripartire verso altre piazze frettolose. Fatte così, le elezioni diventano un rito inutile e mi torna in mente Giorgio Gaber quando cantava "non mi sento italiano, ma purtroppo per fortuna lo sono", inno ufficiale di coloro che, come il sottoscritto, sentono aumentare di giorno in giorno lo sconcerto verso quel che accade in questo Paese.
E faccio una proposta: lasciamo andare per la sua strada il caravanserraglio impazzito del voto e torniamo a discutere delle cose vere, quelle che non cambieranno magicamente solo perché avrà vinto Bersani, Monti, Grillo o Berlusconi. Uno dei grandi temi che questa regione ha davanti è come ridisegnare una costa che è cresciuta in modo caotico nella seconda metà del secolo scorso. Non parlo solo di turismo: parlo della qualità della vita di quel mezzo milione (abbondante) di persone che abitano in quella grande colata di cemento che va da Martinsicuro a San Salvo. Che cosa si potrebbe fare per renderla più gradevole, sia per l'occhio che per i polmoni? Badate che l'interrogativo non riguarda solo l'Abruzzo: grandissime città come Londra e Parigi si stanno chiedendo come superare il vecchio paradigma di città=cemento, facendo convivere spazi verdi importanti con zone ad alta densità abitativa.
Ma per centrare l'obiettivo occorre avere coraggio e visione, mobilitando i migliori architetti: mi dicono che ce ne siano di bravissimi, tra i professionisti più giovani di questa regione, ma dove sono? Perché non li facciamo esprimere? Non c'è bisogno di far venire chissà da dove le solite archi-star, che si comportano come i politici frettolosi. Servono professionisti che conoscano e amino questa terra (e questo mare) e riescano a immaginare un futuro diverso da quello costruito a suo tempo dai loro padri.
Abbattere, ricostruire meglio, con più equilibrio e rispetto delle norme energetico-ambientali può essere anche un modo per far ripartire un'edilizia che ora sta morendo, perché ormai siamo in un mondo in cui la qualità conta più della quantità. C'è bisogno di idee, di opere simbolo che dimostrino al mondo che la costa abruzzese può essere qualcos'altro rispetto a quel modello di dissennato consumo del suolo che abbiamo visto finora. Da questo punto di vista il recupero dell’area ex Cofa, ai piedi del Ponte del Mare di Pescara, può essere un’occasione unica, da non sprecare. Vogliamo discuterne, mentre la politica continua ad azzuffarsi per una sedia a Montecitorio? La mia mail è direttore@ilcentro.it, buona domenica.