Manca il leggìo, il concorso finisce al Tar

Due studenti contestano il test d’ammissione a Medicina. I giudici: tutto regolare, non siete scolaretti

PESCARA. Può una sedia senza appoggi per la scrittura condizionare la prova di un concorso limitando le capacità di uno studente universitario, a rischio di apporre il segno nel quadratino sbagliato?

Il quesito, che può strappare un sorriso, è diventato oggetto di un braccio di ferro tra due studenti e l’università D’Annunzio, che alla fine si è vista riconoscere le proprie ragioni, almeno di fronte alla giustizia amministrativa.

Le motivazioni alla base dei ricorsi contro le graduatorie dei concorsi pubblici, generalmente, tirano in mezzo il criterio di assegnazione dei punteggi, l’insufficiente trasparenza delle commissioni, i curricula non tenuti in adeguata considerazione. Ma non mancano motivi stravaganti che difficilmente, però, risultano “vincenti”, respinti come sono dai giudici.

Uno di questi è balzato all’occhio nel ricorso presentato dai due studenti che hanno impugnato la graduatoria unica del concorso per l’ammissione al corso di laurea in Medicina-chirurgia della D’Annunzio, bandito il 30 settembre scorso e relativo a questo anno accademico. Una prova con 200 partecipanti.

I due, pur essendo risultati idonei, non sono stati iscritti, non rientrando nel numero prefissato. Hanno allora depositato un esposto in procura e, allo stesso tempo, si sono rivolti al Tar per chiedere l’ammissione al corso in sovrannumero oppure, in subordine, l’annullamento dell’intera prova. Hanno contestato la violazione dei principi di segretezza della prova e dell’anonimato (il codice a barre che contraddistingue ciascun candidato avrebbe reso identificabile ciascuno di loro in qualsiasi momento della selezione), nonché della trasparenza e della parità di trattamento alla luce dell’inidoneità dei locali e degli strumenti a disposizione.

Ecco allora spuntare, tra le motivazioni del ricorso (compresa l’abolizione del bonus maturità), quelle sedie con braccioli ma senza un appoggio per la scrittura che avrebbero aumentato il rischio di sbagliare l’apposizione del segno nel quadratino delle risposte multiple. Insomma, senza leggìo, era più facile incappare nell’errore.

L’aula utilizzata, risponde il Tar nella sentenza di 8 pagine, è una normale aula didattica dove gli studenti assistono alle lezioni e prendono appunti. Ebbene, spiegano i giudici, i 200 concorrenti hanno partecipato alla selezione senza sollevare alcuna particolare lamentela, anche perché forniti di apposite cartelline rigide, utilizzabili quale supporto per i due fogli (domande-risposte) da utilizzare. «La situazione sollevata dai ricorrenti», scrivono i giudici, «rappresenta un fatto personale e potrà essere anche stigmatizzata sul piano organizzativo, ma la denunciata scomodità deve essere considerata un dato generalizzato per tutti i concorrenti, che non sono più dei semplici scolaretti».

Ma senza l’appoggio per la scrittura non c’è rischio di errore? No, dice il Tar, perché l’operazione è semplice: «Vi è un foglio delle domande e un foglie per le risposte da riempire con l’apposizione di un semplice segno nel quadratino scelto». Insomma, non basta un leggìo in meno (anzi 200 in meno) per beneficiare dui un’iscrizione in sovrannumero o per ottenere l’annullamento dell’intera graduatoria. Di qui, il no del Tar al ricorso. ©RIPRODUZIONE RISERVATA