Mancini, escalation di odio e minacce alla nuora: «Al primo incontro ti taglio la faccia»

11 Ottobre 2025

Pedinata, inseguita, stalkerizzata con messaggi e chiamate fino agli appostamenti fuori dal posto di lavoro e ai supermercati. Nel 2016 l’ha rinchiusa in auto e picchiata

LETTOMANOPPELLO. Pedinata, inseguita, stalkerizzata con messaggi e chiamate fino agli appostamenti fuori dal posto di lavoro e ai supermercati. Ed è proprio davanti ad un supermercato che Antonio Mancini ha riempito di botte la nuora 47enne, fino a romperle due costole. «Un medesimo disegno criminoso», scrive il giudice, «posto in essere in luoghi e tempi diversi, mediante pedinamenti, appostamenti, ingiurie, minacce». Un’escalation di odio sulla donna che Mancini riversava anche sui social, sempre sotto lo pseudonimo di “Ayatollah”. «Ultimo avvertimento: sparisci da Lettomanoppello. Al primo incontro ti taglio la faccia. Sto qua fuori, anticipo la sentenza adios. Sei una lurida squallida p...avrò pace solo quando...». Questa l’ennesima minaccia anche dopo che l’aveva pestata di botte dentro la sua macchina.

Mancini, secondo quanto ricostruito dagli investigatori in questi anni e poi confermato dalle ultime dichiarazioni del figlio Camillo, non accettava la relazione sentimentale che c’era tra i due. «Non è mai stato d’accordo, ha sempre fatto di tutto per metterci i bastoni tra le ruote con minacce e tutto il resto, fino ad arrivare alle mani», raccontò in passato la nuora che per la prima volta aveva sporto querela contro di lui nel 2016. L’episodio più grave a settembre 2016 quando all’uscita del supermercato di Lettomanoppello, l’ha afferrata per il collo, spingendola all’interno dell’auto così da immobilizzarla e poi l’ha colpita con i calci al costato, mentre le sputava in viso.

Quella volta le costò due costole rotte e diverse lesioni sul corpo, per una prognosi di 15 giorni. Ma Mancini non si è mai fermato, anche davanti alle misure restrittive. «Veniva sotto casa, si faceva vedere, suonava e contemporaneamente mi mandava dei messaggi dicendomi che era fuori, che sarebbe successo un disastro», diceva la donna ai carabinieri che più di una volta erano già intervenuti. E la 47enne aveva anche modificato le sue abitudini di vita, soprattutto temendo per i suoi familiari. «Se devo andare a comprare il pane in paese e lo vedo, vado a Scafa a comprare il pane». Intimidazioni, minacce pesanti fino a giovedì quando, tra gli obiettivi verso cui puntare la pistola, c’era anche lei.

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