Gli 80 anni di Edy Reja: il signore della panchina dal Pescara fino all’Europa

Alla fine degli anni ’80 fu Galeone a segnalarlo al club biancazzurro. Dalla primavera alla prima squadra in serie B, poi il volo verso la A
PESCARA. Oggi Edy Reja compie 80 anni. Un signore della panchina, tanto umano quanto pragmatico. Tutti lo ricordano come uno specialista delle promozioni e anche uomo delle rinascite. Poche parole che racchiudono, in estrema sintesi, gli oltre quarant'anni da allenatore di Edoardo Reja, per tutti Edy. Più di quattro decenni sulle panchine di tutta Italia, e non, che lo hanno portato a distinguersi come uno degli allenatori italiani più iconici degli ultimi 20 anni. Sempre lontano dalle polemiche e senza mai farsi mettere i piedi addosso. Con risultati di spessore.
I tre anni in biancazzurro. Tutto è iniziato a Pescara alla fine degli anni Ottanta su segnalazione di Giovanni Galeone. Entrambi friulani i due: Reja di nascita, il Profeta di adozione. Galeone è riuscito a portarlo in riva all’Adriatico con l’incarico di responsabile della Primavera e componente dello staff. «Mi ricordo», dirà Reja a distanza di anni, «che quando giocavamo fuori casa con la Primavera la domenica mattina, “facevo correre” il pullman pur di arrivare a vedere la partita della prima squadra perché era un gioco divertente. Comunque, Galeone mi ha dato diverse nozioni perché lui, dal punto di vista tecnico, aveva pochi eguali». In quegli anni, Reja si è guadagnato la considerazione della società, a tal punto che è rimasto anche dopo il divorzio da Galeone. E nella stagione 1989-1990, in serie B, il compianto Pietro Scibilia lo ha voluto mantenere nel settore giovanile quando il club ha affidato la panchina dei biancazzurri al compianto Ilario Castagner. Grandi ambizioni, ma falsa partenza (tra cui un 7-0 a Torino) per quel Pescara che viveva in un contesto in cui la piazza era spaccata e inneggiava spesso al Profeta Galeone. E così dopo la sconfitta (2-0) di Cosenza - tre punti in cinque partite - ecco il ribaltone: la società (la presidenza era passata da poco da Alberto Di Lena a Franco Fedele) esonera Castagner, un allenatore di grido per quella serie B, per promuovere Edy Reja. Che ha, poi, impostato la squadra con un 4-3-3 più tattico ed equilibrato rispetto a quello di Galeone. Ottimo il ricordo lasciato negli addetti ai lavori e nella tifoseria, sia sotto l’aspetto umano che professionale. Quel Pescara ha chiuso il girone d’andata al quarto posto, alimentando anche i sogni di promozione. Era il Pescara di Gasperini, Zinetti, Gelsi e Longhi. A fine stagione ottavo posto con le strade che si sono divise. Il Pescara è passato a Carlo Mazzone e Reja è andato a Cosenza dove ha iniziato il giro d’Italia. Pardon d’Europa.
Gli inizi. Lasciato il calcio giocato (era centrocampista) a 33 anni, è diventato allenatore. Ha chiuso la carriera da calciatore (Spal, Palermo, Alessandria e Benevento tra gli anni 1963-1977) nei dilettanti del Molinella, che ha iniziato ad allenare. Ha giocato anche con Fabio Capello alla Spal. «Siamo abbastanza simili», ha detto più volte Reja in passato, «entrambi siamo “di temperamento” e particolarmente esigenti con i nostri calciatori. Poi, i moduli “li fanno” i calciatori, non il tecnico. Cioè, dipende dai calciatori a disposizione, ai quali il tecnico deve adattarsi. Ci saranno pure tecnici che giocano sempre in un modo, ma poi diventa difficile giocare sempre in quell’unico modo, perché adesso ti studiano e ti valutano. Per cui, devi avere anche la capacità di cambiare in corsa il modulo, anche durante la partita», parole che rendono l’idea della filosofia di Edy Reja. Nel 1979 ha conseguito il brevetto da allenatore a Coverciano e ha iniziato la carriera in panchina. Dapprima nei dilettanti: Monselice, Pro Gorizia, Treviso, Mestre e Varese. Poi i tre anni a Pescara che lo hanno lanciato verso il calcio professionistico. Nel 1997 ha ottenuto la sua prima promozione in serie A, con il Brescia. In totale saranno quattro le promozioni in massima serie ottenute, visto che arriveranno quella con il Vicenza nel 2000, quella con il Cagliari nel 2004 e quella col Napoli nel 2007.
La svolta. Ed è proprio con i partenopei che Reja ha trovato la svolta della sua carriera. Tutto è nato da una scommessa, dalla scelta di scendere in C1 accettando la corte di Aurelio De Laurentiis, che l'estate precedente aveva rilevato il club dopo il fallimento. La prima stagione con Reja ha visto gli azzurri perdere la finale dei play off nel derby contro l'Avellino dell’abruzzese Franco Oddo (papà di Massimo oggi al Milan Futuro in serie D), ma la promozione in B è arrivata l'anno successivo dopo aver dominato il campionato. È la B della Juventus, retrocessa per i fatti di Calciopoli, e il Napoli ha chiuso il campionato al secondo posto proprio dietro la corazzata bianconera. L'immediata promozione in A ha portato i vari Hamsik, Lavezzi e Gargano, giocatori destinati a fare la storia del club, che è tornato anche a giocare in Europa. Dopo una breve parentesi all'Hajduk Spalato nel 2009, nel 2010 Reja ha accettato la corte della Lazio, squadra in difficoltà, con il tecnico friulano che l’ha rilevata in piena lotta salvezza, risollevandone le sorti. Ha preso il posto di Davide Ballardini, dimostrando ottime doti di gestione psicologica del gruppo squadra. Nella stagione successiva, in biancoceleste, ha sfiorato la qualificazione alla Champions League. Anche se il buon Edy - va ricordato - ha dovuto affrontare alcune incomprensioni con il presidente Claudio Lotito, i biancocelesti sono tornati in Europa; ha lasciato il club nel 2012, anche se, poi, ci è tornato nel girone di ritorno della stagione 2013/2024 per sostituire Vladimir Petkovic, chiudendo al nono posto. La nuova sfida si chiama Atalanta in cui, nonostante la partenza di Bonaventura, e con un Papu Gomez che ha impiegato un po' di tempo a ingranare con la Dea, Reja ha centrato alcuni piazzamenti a metà classifica. Ma il lavoro più importante dell'allenatore è stato, forse, quello di aver lanciato giocatori come De Roon, Toloi e Conti, che saranno pilastri dell'Atalanta dei sogni di Gian Piero Gasperini, che nell'estate del 2016 ha ereditato la squadra da Reja che l’aveva allenato proprio a Pescara nella stagione 1989-1990. La carriera del tecnico friulano è proseguita con la parentesi da commissario tecnico dell'Albania, che ha guadagnato la promozione alla Lega B di Nations League e ha sfiorato la qualificazione ai Mondiali del 2022 con il record di punti (18) per una squadra non qualificata, in un girone che vedeva anche Inghilterra, Polonia e Ungheria. Oggi dispensa consigli e rilascia interviste. E spegne le 80 candeline sulla torta di compleanno. Auguri Edy!
©RIPRODUZIONE RISERVATA