Mare-Monti, il processo su D’Alfonso resta a Pescara

La decisione del tribunale sul caso della strada fantasma a Penne: bocciata l’eccezione della difesa per spostare il dibattimento a Roma, in aula il 7 maggio prossimo
PESCARA
Resta a Pescara il processo relativo all'inchiesta riguardante la realizzazione della S.S. 81 (Mare-Monti) nell'area vestina, che vede coinvolti l'ex sindaco di Pescara ed ex presidente della Provincia Luciano D'Alfonso, gli imprenditori Carlo, Alfonso e Paolo Toto e altre sette persone. Lo ha deciso il Tribunale collegiale di Pescara, presieduto da Antonella Di Carlo, che ha dunque respinto l' eccezione sollevata nella precedente udienza dell'8 gennaio scorso da alcuni difensori degli imputati. Per il Tribunale, l'eccezione è «infondata» in quanto i reati più gravi sarebbero stati commessi in questo circondario. Lo aveva sostenuto anche il pm Gennaro Varone, titolare dell' inchiesta, nell'udienza di gennaio. Il collegio ha inoltre respinto varie richieste avanzate dalla difesa. In particolare quella relativa alla sospensione del processo e quella sull' esclusione delle parti civili costituite. Il Tribunale ha invece ammesso la richiesta delle parti civili di citare la Toto Spa come responsabile civile nel procedimento. La prossima udienza si terrà il 7 maggio e sarà dedicata all'ammissione delle prove. Oltre a D'Alfonso e ai Toto, nel procedimento risultano imputati il progettista della strada Carlo Strassil, arrestato nell'ambito della vicenda il 19 aprile 2010; l'ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis, responsabile del procedimento, già coinvolto nell'inchiesta fiorentina sul G8 della Maddalena; Valeria Olivieri, commissario straordinario; Cesare Ramadori, del cda della Toto; Paolo Lalli, direttore dei lavori; Michele Minenna, dirigente Anas; Angelo Di Ninni, incaricato dalla Provincia di Pescara di valutare l'incidenza ambientale della variante. Gli undici imputati sono accusati, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, falso ideologico, concussione. D'Alfonso deve rispondere di truffa e falso. Secondo l' accusa, l'appalto sarebbe stato stravolto per renderlo vantaggioso all'impresa Toto.
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