Masci apre al voto ad agosto: «Contro le falsità torniamo a votare subito per un altro plebiscito»

3 Luglio 2025

Il sindaco scrive ancora ai suoi sostenitori: «Sono io il danneggiato e la vittima degli errori, ma la vittoria è chiara»

PESCARA. «La strada maestra per spazzare via tutte le falsità vergognose propagate dall'opposizione a danno della nostra città è tornare a votare in quelle sezioni indicate dal Tar». È questo il cuore della seconda lettera di Carlo Masci ai suoi elettori. Nel messaggio mandato ai sostenitori, il sindaco di Forza Italia apre al voto subito «in modo da restituire la parola agli elettori e chiedere a tutti la conferma di quel voto plebiscitario in nostro favore, che sono certo ci sarà e aumenterà». L’8 e 9 giugno 2024, Masci aveva vinto al primo turno con il 50,95% superando la soglia del 50% di 584 voti (diventati poi 494 con il riconteggio del Tar) e staccando il secondo, Carlo Costantini del centrosinistra, di 10mila voti. Ma il Tar, dopo un ricorso di due cittadini vicini a Costantini e dell’ex consigliera Pd Stefania Catalano, ha annullato parzialmente le elezioni e consegnato il sindaco all’ordinaria amministrazione.

In assenza di ricorso al Consiglio di Stato, si andrà al voto probabilmente il 24 e 25 agosto soltanto nelle sezioni 2, 28, 31, 43, 44, 46, 55, 57, 71, 74, 89, 117, 140, 157, 166, 25, 42, 45, 47, 51, 73, 78, 90, 95, 137, 145 e 169 ma, sottolinea Masci, «pur non condividendo affatto la sentenza perché resto dell’idea che una espressione di voto chiara, certa, non possa essere annullata per errori formali, soprattutto quando è così palese e schiacciante».

Masci scrive: «Non ho mai pensato che gli errori dei presidenti dei seggi, che ci sono sempre stati in ogni elezione, potessero arrivare a far annullare il risultato di una competizione elettorale. Ho sempre ritenuto, come tutti i cittadini, che i voti fossero l’unico elemento da prendere in considerazione in una elezione. Non mi sono mai preoccupato di tutto il “contorno”». E invece, dice il sindaco, non è bastato il cordone di sicurezza «formato da dirigenti e funzionari di enti pubblici, della Prefettura, del Tribunale, della Corte d’Appello, della Questura, del Comune, oltre che dai presidenti di seggio, dagli scrutatori e dai rappresentanti di lista dei partiti, tutti pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio»: «Alla luce di quello che stiamo vivendo in questi giorni devo accettare che sbagliavo, e sbagliavano con me tutti coloro che ingenuamente credevano che la presenza di tutte le istituzioni impegnate in queste attività garantisse di per sé la certezza del risultato elettorale».

Masci è certo: «Continuo a credere che i presidenti dei seggi abbiano compiuto errori in buona fede, che quegli errori fossero superabili, che il Tar avrebbe potuto considerarli quasi fisiologici per via della confusione che si crea normalmente nei seggi, tenuto anche conto che i cittadini avevano decretato chiaramente il vincitore».

Il Tar ha mandato gli atti alla Procura che ha aperto già un’inchiesta. «Se qualcuno dei presidenti avesse commesso gravi errori o se avesse agito in malafede», dice Masci, «allora i veri e unici danneggiati, le vere e uniche vittime, non sarebbero certo quelli che hanno perso con un distacco abissale le elezioni, ma quelli che le hanno vinte nel 95% dei seggi».

Masci si definisce «il danneggiato, la vittima, perché quei presidenti, con il loro agire discutibile, hanno cancellato il mio sogno, la mia vittoria, il risultato grandioso del centrodestra la cui gioia è stata condivisa con tanti elettori. Altro che sospetti dell’opposizione: i sospetti li ho io, in questo caso, perché chiunque, per danneggiarmi, avrebbe potuto eliminare una scheda, o scrivere un numero per un altro, sperando di colpirmi. Ma non voglio ancora pensare a questo, voglio immaginare che gli errori siano frutto di sciatteria, superficialità, inesperienza, tensione, stress». E il sindaco continua: «Anche per quanto riguarda le buste lacerate, l'opposizione lancia accuse e insinua sospetti, ma non dice che le buste seguono un iter preciso, controllate dalle Forze dell'Ordine fino al deposito in Tribunale e in Prefettura». E Masci dice: «Chi avrebbe potuto lacerare le buste? La cosa più semplice è pensare che alcune buste, rispetto a un migliaio, possano essersi strappate durante il trasporto da una parte all'altra, in un anno di trasferimenti, ma sempre dopo lo scrutinio». E il sindaco è certo: «Non sa più a quali falsità, illazioni e insinuazioni appellarsi per colpire la città e infangare un risultato elettorale che ne ha decretato una sconfitta clamorosa, senza se e senza ma».

La strada del ricorso al Consiglio di Stato però non è chiusa del tutto: «Sono altrettanto certo che, se si dovesse arrivare a una decisione del Consiglio di Stato», dice Masci, «i nostri avvocati riusciranno a far valere in toto tutte le ragioni per confermare la nostra grandiosa vittoria a Pescara dopo aver già smontato dinanzi al Tar il 90% delle lunari richieste dei ricorrenti».