Mauro: questa crisi ci costerà 300 milioni 

Per l’economista della d’Annunzio la flessione degli scambi con la Cina inciderà su meccanica, chimica, agroalimentare. C’è poi il crollo della fiducia  

PESCARA. Professor Giuseppe Mauro, il coronavirus sta mettendo in difficoltà l’economia italiana: le borse soffrono, i risparmiatori sono spaventati, peggiora il turismo, il governo studia misure a sostegno delle aziende. Quali riflessi questa epidemia potrebbe avere sull’economia abruzzese?
«In linea generale», risponde Mauro, docente di Politica economica all’Università d’Annunzio di Pescara, «si può affermare che tutti i settori e tutte le componenti produttive potranno avere delle ripercussioni, sia pure con diversa intensità. Ciò vale per le grandi come per le piccole imprese, per chi esporta e per chi lavora per l’economia locale. Ed è per questo motivo che bisogna agire con misure di sostegno rapide ed efficaci, ma soprattutto con spirito di coesione e di fiducia reciproca».
I primi effetti negativi li stiamo vedendo con il turismo. Gli operatori abruzzesi denunciano una pioggia di disdette.
«Sì, un elemento certo al momento è quello, non quantificabile, che coinvolge il settore del turismo e dei viaggi: i due settori che subiranno dei blocchi anche sotto il profilo internazionale. Dopodiché c’è il rischio di un appesantimento della stagnazione della nostra regione. Non dimentichiamo che l’Abruzzo ha avuto solo nel 2018 un rimbalzo significativo del Prodotto interno lordo dopo due anni a tasso zero di crescita».
Addio “ripresina”, dunque.
«Sembrava che con questa leggera ripresa del 2018 potesse essere superata la precedente fase di stagnazione. Mentre all’orizzonte si profilava già il pericolo della Brexit e l’altro, via via scomparso, delle politiche protezionistiche di Trump, ben più importanti, che andavano a colpire due produzioni tipiche della nostra regione come la pasta e il vino. Quell’agroalimentare, cioè, che aveva esaltato le componenti endogene della nostra economia; che vale 600 milioni di export, non molto, ma con una crescita costante dal 2008».
E ora alla Brexit e a Trump si aggiunge il coronavirus: è la tempesta perfetta.
«Qui ci sono effetti di carattere diretto e di natura prospettica. L’effetto diretto riguarda i rapporti commerciali con la Cina: a livello di importazione abbiamo circa 225 milioni, l’export è di 86 milioni di euro. Anche in questo caso, non sono cifre rilevanti rispetto all’export abruzzese che vale 9 miliardi, ma sono valori significativi in quanto crescenti. Penso soprattutto ai settori della meccanica e della chimica. Mentre per le importazioni sono significativi i settori del tessile e abbigliamento».
Abbiamo accennato anche al vino...
«C’era un tentativo delle nostre cantine, già ben posizionate per quanto riguarda l’export, di puntare su questi mercati lontani, il cinese e il giapponese (in Cina il mercato è ancora piccolo e per questo può avere una grandissima espansione). Vedremo...»
Poi ha parlato di un effetto prospettico.
«Che secondo me è di duplice natura. Il primo effetto riguarda la riduzione delle esportazioni tedesche verso la Cina, soprattutto nel settore dell’automobile, a causa della riduzione della crescita del Pil cinese che dal 6% scenderebbe al 4,5%. Questa riduzione potrebbe interessare le nostre imprese meccaniche che producono componentistica per le auto tedesche. Il secondo effetto indiretto è relativo ai consumi. Dopo l’incetta di questi giorni potrebbe subentrare un’aspettativa negativa tale da indurre le famiglie a ritardare le decisioni di consumo. E al tempo stesso spingere le imprese a posticipare gli investimenti. Ora, mettendo insieme questi elementi, si potrebbe prevedere un calo del Pil abruzzese intorno all’1%, che per noi vuol dire circa 320 milioni di euro su un Pil totale di 32 miliardi».
Sarà stagnazione?
«Torneremmo indietro rispetto all’andamento positivo del Pil 2018 di cui abbiamo parlato. In questo quadro, se consideriamo che i maggiori organismi internazionali danno all’Italia una crescita nel 2020 di appena lo 0,2%, si può supporre quale potrebbero essere le ripercussioni negative sull’Abruzzo».
Saranno utili le misure promesse dal governo?
«Fondamentale per l’Abruzzo è che il decreto fatto per il Sud cominci subito a produrre effetti positivi, venga trasferito anche alla nostra regione e reso più rapido possibile. C’è bisogno di incentivi. Servirebbero anche sotto il profilo psicologico, che vuol dire coesione e fiducia».
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