Montesilvano, dorme in stazione ed è malato, un prof lo fa soccorrere

Docente universitario avvisato da un marocchino contatta il sindaco per aiutare un senzatetto. L’appello partito da uno straniero

MONTESILVANO. Storie di solidarietà tra italiani e stranieri, di collaborazione tra cittadini e istituzioni. Storie che danno «soddisfazione», che fanno pensare che nella vita di tutti i giorni «la misercordia esiste». Ne ha vissuta una Diego De Carolis, docente universitario alla facoltà di Giurisprudenza di Teramo, che si muove spesso in treno e ha ancora negli occhi e nel cuore la scena di qualche giorno fa.

Arriva in stazione, a Montesilvano. Deve raggiungere il binario, salire sul treno che lo porterà a Teramo e, come sempre, saluta Bill, un «marocchino simpatico» che incrocia spesso e con il quale più di una volta ha scambiato due chiacchiere, «offrendogli un caffé e lasciandogli un panino che io non potevo mangiare». Bill gli segnala la presenza di un uomo in difficoltà, in stazione: «È un italiano, gli dice Bill», come a lanciargli un appello per aiutare quello sconosciuto.

De Carolis nota a terra, sotto una coperta, un uomo che non sembra messo bene perché il suo piede, che esce fuori dal giaciglio improvvisato, «sembra il piede di una persona malata, e c'è un cattivo odore, quello tipico di un'infezione», pensa De Carolis. Il docente universitario non ci pensa neppure mezzo secondo. Prende il cellulare e scrive un messaggio al sindaco Francesco Maragno per chiedere «un aiuto sanitario» perché è chiaro che c'è «una emergenza». Il sindaco si attiva immediatamente, segnala il caso ai servizi sociali e rassicura De Carolis dicendogli di aver «risolto» il caso facendo intervenire il 118, la Caritas e una cooperativa. Sono loro a soccorrere l'uomo, «un pescarese nudo, ubriaco, pieno di infezioni», e in condizioni igienico sanitarie precarie, dice il sindaco al professore. Ora De Carolis si sente «assolutamente contento» per come sono andate le cose e pensa all'articolo 2 della Costituzione che «abbiamo dimenticato», alla «solidarietà da recuperare», alla «civiltà» da rispolverare quando c'è «un disagio sociale forte» e alla necessità di «far funzionare i servizi sociali che le istituzioni, e il Comune in particolare, devono garantire».

«Forse staremmo meglio senza tanti soldi», scrive il prof al sindaco per ringraziarlo della sua «sensibilità». E, riflettendo sull’accaduto, realizza che tra le «misericordie possibili» c'è la collaborazione tra cittadini e istituzioni, a prescindere da tutto, anche dal credo religioso. Perché, sottolinea De Carolis, è stato Bill ad attivare questa catena. E sempre Bill ha salutato il prof dicendogli «Dio sia con te» pur sapendo che musulmani e cristiani non pregano lo stesso Dio.

Flavia Buccilli

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