Morto dopo essere stato colpito con il taser, il padre: «Riccardo era un fragile. Poteva essere soccorso»

4 Giugno 2025

Il padre è il noto maestro di musica che ora vuole sapere che cosa è successo: «Le forze dell’ordine lo conoscevano e altre volte hanno fatto ricorso al Tso»

PESCARA. Riccardo l’aveva sentito al telefono pochi minuti prima che ricevesse la chiamata dalla questura. E racconta che gli era parso un po’ più agitato del solito. «A ripensarci adesso forse avrei dovuto dare maggiore importanza a quella telefonata e non lasciarmi prendere dall’abitudine davanti alle cose senza senso che Riccardo diceva. Perché Riccardo era un soggetto psicotico ed era difficile da gestire nonostante tutta la nostra volontà e disponibilità».

Non si dà pace il padre di Riccardo. Lui è il maestro Andrea Zappone, noto e apprezzato docente di musica, direttore di cori e di orchestre, impegnato a 360 gradi anche nel sociale. E ora distrutto dalla notizia della morte del figlio più grande. Fa impressione sentire un uomo come lui, abituato a gestire emozioni e sensazioni, ora piegato, in lacrime per quanto è successo.

Riccardo viveva da solo a San Giovanni Teatino. Era seguito dal Csm (Centro salute mentale) di Chieti anche se rifiutava ogni tipo di cura. «Psicotico vuol dire che aveva delle reazioni e dei comportamenti difficili da capire», precisa il maestro Zappone, «noi familiari ce l’abbiamo messa tutta, l’abbiamo sempre aiutato, ma si sa che quando le cose si trascinano per lungo tempo rischiano sempre di passare in secondo piano. E quelle sostanze che prendeva lo devastavano».

Un ragazzo difficile. Che si sosteneva grazie a una pensione e alle indennità per i soggetti fragili. E che aveva già avuto a che fare con polizia e carabinieri. «Lui viveva per la strada, in casa non c’era mai, usciva la mattina e non si sapeva dove andasse», racconta il padre.

Ma che cosa è successo ieri mattina? E quando la questura lo ha chiamato?

«È stato verso l’ora di pranzo, siamo andati lì in Procura e ci hanno detto che Riccardo era morto in ospedale. Ho parlato con il magistrato, il dottor Varone, e mi ha spiegato».

Che cosa?

«Secondo loro Riccardo aveva litigato con un meccanico e qualcuno aveva chiamato la polizia. Gli agenti avevano dovuto calmarlo e l’avevano portato in questura».

Le è stato detto quando e in che occasione è stato utilizzato il taser, la pistola elettrica?

«No, non me lo hanno detto. Anche il dottor Varone ha riferito che vuole accertarlo».

Ad Andrea Zappone riferiamo che in un comunicato viene spiegato che il ragazzo ha opposto resistenza a pubblico ufficiale, che è stato necessario vincere con l’uso del taser, quindi direttamente in strada. E che Riccardo si è sentito male solo dopo che è stato portato nella cella di sicurezza della questura. Da qui il trasferimento in ospedale dove è poi deceduto.

Il maestro fa un profondo respiro. E riprende, lentamente, fra le lacrime. «Non posso crederci che sia morto», ripete più volte. Poi il tono si alza. E arrivano i dubbi e le domande: «Farò di tutto per capire la verità, devo pensare a nominare un avvocato e mi hanno detto anche un medico legale perché è stata richiesta l’autopsia. Voglio sapere. Riccardo non aveva problemi cardiologici e poi soprattutto mi domando: che motivo c’era di arrestarlo se le forze dell’ordine lo conoscevano bene e sapevano chi fosse e che tipo di patologia avesse? Non era opportuno che fosse chiamato il 118 e ordinato il ricovero in trattamento sanitario obbligatorio come era stato fatto le altre volte? Era davvero necessario utilizzare quella pistola elettrica?».

Il dolore, la realtà, riprendono il sopravvento e il papà di Riccardo si calma e vaga nei ricordi. Alla ricerca di altre casualità forse significative. «Vede», spiega, «come ho detto, Riccardo aveva disponibilità di denaro che però gli veniva sottratto da altri individui. Ed è per questo che noi siamo sempre stati attenti a toglierglielo, a fare in modo che avesse giusto ciò che gli servisse. Ma oggi (ieri per chi legge ndr) è successa una cosa strana».

Che cosa?

«È stato l’unico giorno in cui non abbiamo fatto in tempo a impedirgli di andare a prelevare i soldi. E questo è un altro motivo che mi avrebbe dovuto dire che qualcosa stava per succedere».

Lei presume che la lite in strada con il meccanico fosse per motivi di soldi?

«Non lo so, ma quella telefonata che Riccardo mi ha fatto la mattina piuttosto agitato e questa cosa dei soldi mi fanno pensare».

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