’Ndrangheta, la malapianta

Il procuratore Gratteri a Pescara: Abruzzo immune ma appetibile

PESCARA. «Segni di presenza della ’Ndrangheta in Abruzzo non mi è ancora capitato di trovarne. Ma siccome oggi la’Ndrangheta è sempre più forte e arrogante, non c’è regione che possa considerarsi immune dai suoi appetiti». Nicola Gratteri conosce bene la «malapianta» chiamata ’Ndrangheta.

Calabrese di Gerace, 52 anni, Gratteri è procuratore aggiunto della Repubblica a Reggio Calabria. Impegnato in prima linea contro la ’Ndrangheta, la criminalità organizzata calabrese, vive sotto scorta dal 1989. Alla ’Ndrangheta ha dedicato più di un libro. Quello più recente, intitolato «La malapianta» e scritto con il giornalista Antonio Nicaso (Mondadori, 183 pagine, 17,50), l’ha presentato, ieri sera a Pescara, in un incontro nella libreria Edison al quale hanno partecipato il procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi, e il giornalista Saverio Occhiuto. Del suo nuovo saggio Gratteri parla in questa intervista al Centro.

Perché ha scritto un libro come «La malapianta»?
«Per fare conoscere lo sfascio che la ’Ndrangheta ha creato non solo in Calabria ma in tutto il mondo occidentale. Purtroppo di ’Ndrangheta si è cominciato a parlare solo da due anni, dopo la strage di Duisburg. Fino ad allora, è rimasta quasi sconosciuta perché è stata abile a presentarsi come una mafia stracciona mentre faceva accordi con le istituzioni. Scrivere questi libri, per me, è come andare nelle scuole e nelle università a parlare con i ragazzi».

La ’Ndrangheta in che cosa differisce dalla Mafia e dalla Camorra?
«La caratteristica principale è la sua struttura familistica. Si basa su due o tre famiglie patriarcali che formano il “locale”, la struttura di base con un “capo locale” affiancato da un contabile, una sorta di ministro dell’economia, che raccoglie e distribuisce i proventi delle attività illecite, e da un “ministro della guerra” con cui il “capo locale” organizza le azioni di attacco e le strategie militari».

L’Abruzzo è una regione appetibile per la ’Ndrangheta?
«Tutte le regioni del centronord Italia lo sono. E lo sono regioni come le Marche e l’Abruzzo, praticamente vergini da questo punto di vista. In questo periodo di crisi economica, poi, in cui banche hanno difficoltà a concedere credito, è capitato che nel Centronord uomini della ’Ndrangheta siano entrati come soci in imprese pulite e in sofferenza per riciclare i soldi della cocaina».

Quali sono i segnali più importanti dell’espansione della ’Ndrangheta fuori dalla la Calabria, da tenere d’occhio?
«Bisogna vedere, intanto, se aumentano i prezzi di terreni e immobili. Poi controllare soprattutto i passaggi di proprietà da famiglie che, da molti anni, posseggono immobili, a soggetti, anche incensurati, non abruzzesi».

Quali sono i rapporti fra politica e ’Ndrangheta?
«La ’Ndrangheta è più forte della politica. Prova ne è che molti candidati, di tutti e due gli schieramenti, tentano di chiedere i voti ai capi della ’Ndrangheta. La ’Ndrangheta non ha ideologia: dà al miglior offerente il pacchetto di voti di cui dispone».

© RIPRODUZIONE RISERVATA