Nessun super ospedale Ecco il piano definitivo 

La proposta va a Roma: stesso livello per i 4 presidii nei capoluoghi

PESCARA. Sette versioni bocciate in sette anni. Ma l’ottava andrà in porto. È questo il clima che si respira in Regione alla vigilia del Tavolo di monitoraggio per l’attuazione del Dm 70, meglio conosciuto come “Decreto Lorenzin”, datato 2015. Il via libera alla nuova rete ospedaliera è a un passo. Non premia un’unica “super struttura” regionale a danno delle altre ma prevede quattro Dea (Dipartimenti di emergenza urgenza e accettazione) di primo livello, con funzioni condivise di secondo, in ciascun capoluogo.
È stato il nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, ad annunciare per la settimana che comincia oggi l’atteso tavolo tecnico di verifica del piano di riordino della rete ospedaliera abruzzese che si terrà a Roma e vi parteciperanno l’assessore regionale alla Sanità, Nicoletta Verì, il direttore generale della Asr (Agenzia sanitaria regionale) Pierluigi Cosenza e il direttore del dipartimento Salute e Welfare, Claudio D’Amario.
STRADA SPIANATA. La Regione, così come trapela, non deve rivedere e correggere il proprio piano di riordino ospedaliero, declassando o promuovendo presidii sanitari, così come si leggeva in un verbale pubblicato dal Centro l’estate scorsa. E se questa premessa sarà confermata, la sanità pubblica abruzzese potrà finalmente imboccare una strada veloce e in discesa.
In estrema sintesi, il piano che ridisegna la mappa degli ospedali, così come viene riproposto dalla Regione a guida Marco Marsilio, supererà l’esame pur non prevedendo alcun Dea di II livello, cioè presidii di grandi dimensioni, dotati sia di tutte le strutture degli ospedali di I livello sia di funzioni che attengono alle discipline più complesse.
Ma l’Abruzzo, in virtù della sua complessa orografia, come lo stesso Schillaci ha osservato basandosi su un’analisi dell’Agenas (Agenzia sanitaria nazionale), potrebbe andare in deroga al Decreto Lorenzin, che prevede un solo Dea di secondo livello “tra 600mila e 1,2 milioni di abitanti”. La nostra regione infatti non è come la stragrande maggioranza delle altre che sono state costrette ad attenersi al Dm 70 perché la capillarizzazione ospedaliera crea ingenti e inutili spese.
Nel caso dell’Abruzzo individuare un super presidio sanitario tra i quattro dei rispettivi capoluoghi, appare, non per motivi campanilistici ma logistici, come l’ostacolo più complesso da superare da parte della Regione che di conseguenza ha dovuto basare il piano di riordino della rete su una ripartizione equa, senza ospedali di serie A e B.
LIVELLAMENTO FUNZIONALE.
Lo schema messo a punto un anno fa dall’assessorato alla Sanità e dall’Asr, bocciato per due volte dall’ex governo, prevede otto Dea di I livello di cui quattro (Pescara, L’Aquila, Chieti e Teramo) con la presenza però di quasi la totalità delle alte specialità per patologie tempo dipendenti, quindi con funzioni di secondo livello, così ripartite: policlinico Santissima Annunziata di Chieti e Mazzini di Teramo per la Cardiochirurgia; Spirito Santo di Pescara e San Salvatore dell’Aquila per i Cts (Centri traumi ad alta specializzazione) e Ictus. Un livellamento funzionale che, riproposto ora, può essere accolto dal Tavolo di Monitoraggio, pur non rispettando i requisiti previsti dalla Lorenzin. Ci sono anche altri passaggi del piano, molto discussi negli ultimi anni, per i quali la Regione dovrebbe ottenere il via libera definitivo. Tra questi il punto nascite dell’ospedale di Sulmona che a giugno, secondo il tavolo ministeriale, risultava “sub standard”; oppure il riconoscimento ai presidii di Atessa e Castel di Sangro della funzione di ospedali di zona disagiata.
Il sì al piano di riordino eliminerebbe anche l’ultimo ostacolo per la realizzazione dei nuovi ospedali a Lanciano, Vasto, Avezzano e della centrale operativa del 118, con hangar ed eliporto, annessa al San Salvatore dell’Aquila.