Nicole e Brando, due scuole in lutto

Montesilvano. I presidi: siamo distrutti, sarà difficilissimo spiegarlo ai compagni
MONTESILVANO. All'istituto comprensivo Villa Verrocchio e alla Direzione Didattica di Montesilvano, frequentati rispettivamente da Nicole e dal piccolo Brando, sono tutti sconvolti. «Una tragedia troppo grande», dicono dirigenti e docenti, che oggi dovranno spiegare nella maniera meno traumatica possibile ai ragazzi cosa è accaduto ai loro compagni. Nicole, 14 anni compiuti il 17 gennaio, a Villa Verrocchio frequentava la terza media. Nella stessa scuola va anche il fratello Diego, che è in seconda media. Brando, invece, frequentava la terza elementare alla Direzione Didattica.
«Di Nicole», dice la dirigente Enrica Romano, «abbiamo un bellissimo ricordo. Era una ragazza brava a scuola e nello sport, con una famiglia attenta e scrupolosa alle spalle. Questa mattina ad accogliere i suoi compagni di classe, ci sarò io, che cercherò di parlare loro, ci saranno tutti gli insegnati, che sono distrutti, e ci sarà anche una psicologa. Vedremo come reagiranno, ma avranno tutto il sostegno possibile dalla scuola. Lo avranno allo stesso modo i compagni di Diego, che speriamo possa riprendersi al più presto». «Siamo tutti quanti senza parole per quello che è successo», dice il dirigente della Direzione Didattica, Mauro Scorrano. «Brando era una bambino tranquillo, con tanti sogni e tanta voglia di vivere come i suoi coetanei. E poi era molto orgoglioso del papà. Per noi oggi non sarà semplice. Proverò a parlare con i compagni e a far capire che la vita deve continuare».
Per Andrea Silvestrone, i tre figli erano la sua vita e la sua forza. Parlando di sé, diceva di essere un «tennista paralimpico, un avvocato, un pianista, figlio, marito, papà di tre piccole meraviglie, vulcanico, imprevedibile e in guerra contro la sclerosi multipla». Era considerato un campione nello sport e nella vita. «Lo sport mi permette di diffondere un grande messaggio», diceva due anni fa in un'intervista al Centro. «Nel tennis sono solo, non c’è una squadra. In campo porto la sfida contro le mie malattie. Sono un esempio per i miei figli che vedono il papà in carrozzina e mi considerano Batman. Lo sport è messaggio di libertà e un invito a porsi degli obiettivi. Se hai uno scopo ti senti vivo, riesci trasformare il tempo in storia».
Fra le centinaia di messaggi di cordoglio, quello della Pescara Calcio. «Che la sua forza di volontà, il suo sorriso e la bellezza d'animo diventino per noi tutti insegnamento di vita». Oggi Silvestrone avrebbe dovuto partecipare come ospite a una sfilata organizzata dal suo amico Paolo Minnucci. «Non si lamentava mai con la sorte», dice Minnucci, «ripeteva che se sul piatto della bilancia, alle sue patologie, contrapponeva le tre perle di nome Nicole, Diego e Brando allora non poteva che ritenersi fortunato». (a.d.f.)