«Noi, costretti ad abitare in mezzo ai bivacchi» 

Gli abitanti della zona centrale protestano: «Aiuole usate come bagni pubblici» Esposto a questore e prefetto: «Dopo gli sgomberi i senzatetto tornano sempre»

PESCARA. «Lunedì, in tarda mattinata, sono arrivati finalmente gli operatori di Attiva scortati dai vigili urbani per ripulire il giardino del terminal bus trasformato in un dormitorio e, già verso le 17, era tornato tutto come prima». Dalla finestra della sua casa di corso Vittorio Emanuele affacciata sull’area di risulta, Benedetto Gasbarro, ex consigliere di quartiere, guarda il degrado tutti i giorni. Una visuale obbligata: c’è chi usa la siepe come bagno pubblico, chi si lava con le bottiglie e chi si fa la barba, chi dorme sui cartoni, chi litiga e strilla, chi vende oggetti provenienti chissà da dove.
«Dopo la pulizia della mattina, con l’Attiva sorvegliata a vista dalla polizia municipale altrimenti gli operatori sarebbero stati accerchiati, quando mi sono accorto che i senza fissa dimora erano tornati e stavano riallestendo l’accampamento», racconta Gasbarro, «ho telefonato tre volte ai vigili urbani ma non è intervenuto nessuno: mi hanno detto che non c’era una pattuglia disponibile. Più tardi, ho visto un’auto dei vigili urbani passare con il lampeggiante acceso in corso Vittorio, proprio accanto al dormitorio abusivo, ma nessuno si è fermato a controllare nel parchetto del terminal bus».
Un dormitorio a cielo aperto: «Ogni anno la stessa storia. È un biglietto da visita intollerabile», dice il residente, «chiunque arriva a Pescara si trova davanti questo spettacolo indegno. Anche i clienti del nuovo albergo, dalle finestre, vedono questo spettacolo indecoroso. Io e Armando Foschi abbiamo segnalato il problema alle forze dell’ordine con un esposto alla questura, alla prefettura e all’amministrazione ma sembra che forze dell’ordine e politica non abbiano voglia di intervenire e preferiscano tollerare il degrado che noi residenti, commercianti e tutti quelli che parcheggiano sull’area di risulta siamo costretti a sopportare tutti i giorni».
Le scene che si vedono dalla finestra si ripetono secondo il ciclo delle abitudini quotidiane: «Durante la giornata», dice Gasbarro, «i disperati fanno accattonaggio nel centro città e anche in spiaggia. Poi, fanno scorta di acqua alle fontane e, nel pomeriggio, si presentano nel parchetto: posizionano i cartoni e i materassi che avevano nascosto nella siepe e sugli alberi e si preparano a passare la notte. Spesso litigano, si lavano nel giardino, si fanno la barba, usano il verde come bagno pubblico tanto che ormai l’odore è nauseabondo». (p.l.)
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