«Noi, indigenti e malati lasciati per strada»

7 Maggio 2014

MANOPPELLO. Lei, Sara, 35 anni, il marito, Antonio, 46. Lei disoccupata da quattro anni con un tumore, lui disoccupato da cinque e con il 46 per cento di invalidità. Reddito zero. Ieri hanno dovuto...

MANOPPELLO. Lei, Sara, 35 anni, il marito, Antonio, 46. Lei disoccupata da quattro anni con un tumore, lui disoccupato da cinque e con il 46 per cento di invalidità. Reddito zero. Ieri hanno dovuto lasciare l'abitazione che avevano in affitto per uno sfratto esecutivo.

«La nostra condizione è disperata», dice Sara chiedendo aiuto a tutti, per dare uno sbocco ed una motivazione alla vita della famiglia. In primis si richiama all'articolo 3 della Costituzione che sancisce la pari dignità sociale di ogni cittadino e che attribuisce allo Stato il compito di rimuovere tutti gli ostacoli che limitando la libertà e l'eguaglia dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

«La mia storia», dice Sara, «non trova riscontro in questo articolo tanto bello, perfetto e rassicurante. Io e mio marito siamo stati dimenticati da tutti». Racconta che si è rivolta al Comune di Manoppello, «l'istituzione che dovrebbe salvaguardare i miei diritti, e mi sento dire il comune non è un'agenzia immobiliare e tanto meno un ufficio di collocamento. Siamo stati messi alla porta come se stessimo chiedendo la luna, il Comune non ha soldi e non ha alloggi da destinare. Mi è stato ribadito che il comune non può mettersi a carico i miei problemi e quelli degli altri, perché come me ci sono altri disgraziati abbandonati da tutti e da tutto il resto del mondo»

«O ggi», continua Sara, «affermo che le istituzioni “se ne fregano” di noi, in questi ultimi mesi e giorni ho fatto di tutto per attirare l'attenzione, ma non solo per me ma per tutti quelli che vivono le mie condizioni».

Ha infatti girato un video e lo ha postato sulla sua pagina Facebook. Ha appeso anche un lenzuolo al balcone della casa che ha dovuto lasciare, ma per lei non c'è stato nessun tipo di aiuto.

«Vivo in un'Italia non civile», piange disperata, «vivo in un'Italia governata e gestita da persone menefreghiste, questa è l'Italia che se ne frega se una famiglia muore di fame, se una famiglia non ha nessuno, se una famiglia è malata, se andrà a vivere in strada». È lì che da ieri Sara e Antonio hanno trovato ricovero, in attesa di poter essere ospitati da qualche amico di famiglia. «Chiedo aiuto a tutti, sono disperata, il suo ultimo grido».

Walter Teti

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