NOI NON SCORDIAMOCI DI... SORRIDERE
Gli italiani hanno un problema, forse piu grave anche delle tasse e dello spread: non ridono più. L’intero Paese si è incupito, depresso, sotto i colpi della crisi e di un futuro pieno di nuvoloni neri. Non vi sembri strano che, proprio nel giorno in cui un nuovo governo affronta l’ultima curva prima di formarsi, trattiamo un tema apparentemente leggero come questo. Il morale, nella vita di una nazione, conta quanto i numeri dell’economia. Un giornalista attento come Michele Serra ha fatto notare che, se si viaggia in treno o sul bus, si nota subito che un bel sorriso lo vedi stampato solo sui volti degli extracomunitari. Risate rumorose, contente, da parte di chi non avrebbe molti motivi per stare allegri. Ma gli italiani no, se ne stanno incagnati in un angolo, attaccati agli sms del telefonino o alle cuffie di un i-phone. Parlano poco, se lo fanno mugugnano diffidenti.
Qualche tempo fa a Roma, su un Lungotevere, ho visto una scritta che mi ha colpito. Diceva proprio: “aricordamese de ride”, ricordiamoci di ridere. Tre parole che racchiudono una grande saggezza popolare: siamo così presi dagli affanni di ogni giorno, che ci siamo persi addirittura il gusto di una sana, liberatoria risata. Eppure si sa che ridere stimola la creatività, scarica la tensione e tonifica il morale. Libera le endorfine, per usare termini scientifici. A Parigi, capitale di un altro Paese sempre più cupo, sono nati addirittura i “club delle risate”: si paga otto euro per stare un’ora in compagnia di altri candidati al recupero del buonumore. E la cura funziona, se è vero che i partecipanti crescono di settimana in settimana: un collega della ’Stampa’, Alberto Mattioli, ha partecipato entusiasta, annotando che «forse una risata non seppellirà la crisi, ma di certo aiuta a sopportarla». Come dire: dovremmo cominciare tutti a prenderci un po’ meno sul serio e a usare l’autoironia come arma di difesa personale. Perché le difficoltà non si battono solo con grandi riforme, ma anche ripartendo dalle piccole cose, come appunto il piacere di una risata tra amici.
So bene che, leggendo questa colonna, qualcuno sbotterà: che cosa ci sarà mai da ridere? Provo a rispondergli con una massima di Chautebriand. Dice: «La vera felicità costa poco, se è cara non è di buona qualità». Molto attuale. Buona domenica. E buon governo, speriamo.