Nuove regole, lo sport si ribella. Ma rimangono 

Gravina e Oddo contro l’ordinanza che vieta anche i contrasti nel calcio dilettanti Ma l’assessore Liris ribatte: «Nessuna retromarcia. L’alternativa è non riaprire»

PESCARA. Il mondo del calcio professionistico boccia l’ordinanza della Regione sulla ripresa dello sport amatoriale. Il coro di protesta si alza dal presidente della Figc, Gabriele Gravina, e raccoglie anche la voce del campione del mondo Massimo Oddo: «Questo non è calcio, non si possono riscrivere le regole». Ma l’assessore regionale allo sport, Guido Quintino Liris, non intende fare passi indietro e replica: «È una polemica fuori luogo perché parliamo di calcio amatoriale, non professionistico. Il protocollo è stato condiviso con entusiasmo dai centri sportivi che sono stati presi d’assalto in poche ore con prenotazioni fino a tutta la prossima settimana».
LE NUOVE REGOLE. Vietati i contrasti per il recupero del pallone, così come le marcature a uomo e le scivolate.
Il tocco del pallone è consentito solo ed esclusivamente se muniti di guanti che, nel caso dei portieri, devono essere igienizzati prima e dopo la partita. È inoltre vietato sputare o starnutire, se non muniti di fazzoletto. Il protocollo della Regione Abruzzo, valido anche per il basket, è diventato un caso nazionale e fa discutere anche ai vertici del calcio professionistico.
LO STOP DI GRAVINA. «Non riscriviamo le regole del calcio», dice Gravina, abruzzese d’adozione ed ex presidente del Castel di Sangro che ha portato alla storica promozione in B a metà degli anni Novanta. «Solo l’Ifab (International football association board) può farlo per conto della Fifa. Il ministero per lo Sport ha emanato i protocolli per l’attività di base su indicazione del Comitato tecnico scientifico e auspico che si adottino ovunque scrupolosamente, perché l’auspicata ripartenza dell'Italia, così come quella del calcio, possa avvenire in maniera unitaria su tutto il territorio nazionale nel rispetto della tutela della salute».
IL CAMPIONE DEL MONDO. «Così è come dire che non si può giocare». Il pescarese Massimo Oddo, campione del mondo nel 2006, è perplesso sull’ordinanza regionale entrata in vigore e valida fino al 31 luglio prossimo, data indicata come giorno ultimo dell’emergenza sanitaria. «Non si possono credo, e lo dico senza nessuna polemica ci mancherebbe, fare le cose a metà», spiega l’ex allenatore del Pescara che quattro anni fa ha riportato i biancazzurri in serie A. «In questo modo e con queste prescrizioni diventa impossibile praticare uno sport che è di squadra, come il calcio».
LE REAZIONI SUI SOCIAL. Il protocollo dell’Abruzzo è diventato tema di dibattito anche sui social dove gli sportivi amatoriali si sono scatenati con i commenti. «Quindi se non si può marcare, ad un portiere gli basta mettere la palla a terra e correre verso la porta avversaria e andare a segnare senza che nessuno possa impedirglielo?», scrive Antonio. «Ma se uno prende la palla con le mani, ti fanno 400 euro di multa o danno semplicemente punizione?», ci scherza su Carlo. «Chi ha scritto queste regole non conosce il calcio, ma di sicuro conosce le regole del biliardino o il calcio balilla», commenta Donato. «Nel biliardino, infatti, esiste la marcatura a zona, non ci sono contrasti e non si possono fare le scivolate».
Ma c’è anche chi la prende sul serio. «Si fa prima a dire che non è possibile giocare a calcio», scrive Alessio, «ed è anche una cosa sensata, non ci vuole tanto a capirlo. Chiunque si rende conto che sarebbe utopia viste tutte le regole di distanziamento sociale da rispettare. Purtroppo, la colpa non è di nessuno».
LA REPLICA DELLA REGIONE. L’assessore Liris non si aspettava tante polemiche e difende il protocollo. «È necessario fare una premessa», dice, «perché non si può paragonare il calcio professionistico a quello amatoriale. Qui parliamo di persone che si fanno la partitella di calcetto settimanale per scaricare le tensioni lavorative e per trascorrere una serata di divertimento con gli amici. Ma parliamo anche di un’economia regionale, quella dei centri sportivi, che doveva ripartire. Il protocollo è stato condiviso con i gestori dei centri e con la federazione regionale dilettantistica di calcio a 5, perché l’alternativa a tutto questo era la chiusura delle attività considerando che ad oggi il distanziamento sociale è una misura indispensabile per evitare il contagio». In tanti sostengono che così è impossibile giocare.
«Ho fatto il difensore per 20 anni», spiega Liris, «ed ero uno di quelli che marcava a uomo e faceva pure tanti falli. So bene, quindi, che queste sono regole anomale ma sono le uniche per garantire la riapertura dei centri. Le condizioni per consentire gli sport di squadra, purtroppo, sono subordinate ad approvazioni tecniche e scientifiche».
I GESTORI DEI CENTRI. I gestori stanno dalla parte della Regione. A parlare è Marco Terzini, uno dei promotori dell’associazione di proprietari di centri sportivi che ha avuto vari incontri con la Regione per studiare insieme le modalità di riaperture. «Si è instaurato un dialogo costruttivo con l’assessore alla Sanità Nicoletta Verì e l’assessore allo Sport Liris e con proposte reciproche si è arrivati alla stesura del protocollo», spiega Terzini. «Questa ordinanza chiaramente non è stata stilata per permettere la ripresa di competizioni sportive o di eventi, ma è pensata a misura di amici e congiunti amatoriali. Lo scopo è far sì che possano tornare a praticare del sano sport in tutta sicurezza all’interno dei nostri centri sportivi che hanno campi da calcetto e calciotto di estensioni che vanno dai 1.000 ai 2.500 metri quadri, piuttosto che praticare sport, a volte non in sicurezza, all’interno di parchi pubblici e, se non peggio ancora, all’interno di campi comunali. In merito a questa ordinanza noi dei centri sportivi abruzzesi abbiamo ricevuto molti apprezzamenti e complimenti da colleghi gestori da ogni parte d’Italia. Sappiamo che non è ancora il calcio vero», conclude Terzini, «ma siamo coscienti che questo è un piccolo ma grande passo verso il ritorno alla normalità». (g.g.)
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