La madre del giovane sospettato dell'omicidio di Antonio Bevilacqua durante il suo appello lanciato attraverso ilcentro.it

Omicidio di Montesilvano, la madre del sospettato: consegnati ai carabinieri / Video

È in fuga da 4 giorni. I parenti lanciano un appello al presunto assassino: «Se davvero sei stato tu chiedo perdono alla famiglia del giovane rom»

MONTESILVANO. È ancora coperto dal segreto il nome del presunto assassino di Antonio Bevilacqua, il rom di 21 anni, padre di una bambina di pochi mesi, ucciso con un colpo di fucile sparato al volto nella notte tra venerdì e sabato in un pub di via Verrotti a Montesilvano, davanti a diversi clienti. Del presunto killer, un pizzaiolo di Montesilvano, 46 anni, si sono perse le tracce da allora: nell’ultima immagine ripresa da una telecamera subito dopo il delitto si vede l’uomo in fuga con la testa coperta da un cappuccio e il fucile in mano. Il popolo di Facebook l’ha già trovato: sul social network l’identità non sembra essere più un mistero. A quest’uomo si rivolge una madre disperata implorandolo: «Consegnati».

Omicidio Montesilvano, l'appello della madre del sospettato: "Consegnati. Chiedo perdono alla famiglia" / VIDEO ESCLUSIVO
Finora non è ancora venuto fuori il nome del presunto assassino di Antonio Bevilacqua, ucciso all'età di 21 anni con un colpo di fucile al volto nella notte tra venerdì e sabato in un pub di via Verrotti a Montesilvano. Il responsabile è tuttora ricercato in tutto l'Abruzzo, ma soprattutto nelle campagne del Pescarese. Ma il nome di un sospettato, non confermato dalle forze dell'ordine, ha cominciato a circolare con insistenza su Facebook. E la famiglia del sospettato ha contattato la redazione del "Centro" pregandoci di registrare e diffondere un appello. Anche per questo lo pubblichiamo. A parlare è la madre dell'uomo che non si trova dalla notte del delitto. "Consegnati", dice la donna al figlio. Poi, la donna rivolge un messaggio anche alla famiglia della vittima: "Chiedo perdono. Se è vero che mio figlio ha fatto una cosa del genere, condivido il dolore che possono provare". E la donna si offre anche per un incontro di scuse con la famiglia Bevilacqua: "Avrei voluto dire queste cose di persona. Sono una mamma disperata nel profondo del cuore per tutto quello che è accaduto e che non doveva accadere. E io non riesco ancora a capire perché: vi prego, perdonatemi, a nome mio e di tutta la mia famiglia. Con la violenza non si risolve niente". (video intervista di Flavia Buccilli e Pietro Lambertini)

Il sospettato, scomparso da 4 giorni, forse è ancora armato: potrebbe avere con sé lo stesso fucile da caccia usato per il delitto. Secondo i carabinieri, potrebbe non essere andato lontano e nascondersi nelle campagne, forse quelle del Pescarese: gli uomini dell’Arma, dopo una perquisizione nella sua abitazione di Montesilvano, gli stanno dando la caccia anche all’interno di ruderi e casolari abbandonati del circondario. Potrebbe avere le ore contate. A incastrare l’assassino, finora, ci sono le testimonianze e le riprese delle telecamere di sorveglianza. Le immagini mostrano un uomo che cammina in via Verrotti, ripreso di spalle: è il supertestimone del delitto. E poi ecco che appare un altro individuo, l’assassino. Ha la testa coperta con il cappuccio di una felpa e il fucile in mano. Entra nel pub BirraMi: passano solo pochi secondi, il tempo di esplodere un colpo e uccidere Antonio che sta aspettando la sua birra. Poi nelle immagini si rivede lo stesso uomo incappucciato uscire e scappare via. Lo incastra anche il racconto del supertestimone, un pescarese di 58 anni e un passato segnato da un altro omicidio: arrivando, l’assassino lo supera toccandogli la spalla, quasi un cenno di intesa; poi, mentre il killer entra nel locale, l’altro si gira e se ne va.

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Il teste, riconosciuto grazie alle riprese video, è stato già ascoltato: agli inquirenti ha raccontato che è accaduto tutto dopo una lite a tre. Un’ora dopo quella discussione è arrivata l’esecuzione spietata: «Quando l’ho riaccompagnato a casa pensavo che dovesse prendere solo una mazza. Invece ha afferrato il fucile», questa la versione fornita agli investigatori.
I carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo, guidati dal maggiore Massimiliano Di Pietro e dal colonnello Gaetano La Rocca, sanno chi è il killer ma l’identità non è stata ancora svelata ufficialmente. Un nome e un volto, però, circolano con insistenza su Facebook. Proprio per questo, ieri, la famiglia del sospettato ha contattato la redazione del Centro pregandoci di registrare e diffondere un appello. Anche per questo abbiamo pubblicato il video sul nostro sito Internet e rilanciamo l’appello in questo articolo. A parlare è la madre dell’uomo introvabile, una donna di 69 anni: «Sono una mamma disperata nel profondo del cuore per tutto quello che è accaduto e che non doveva accadere. E io non riesco ancora a capire perché». Una tragedia inspiegabile, forse maturata per un’offesa. «Ti prego, ascoltami e consegnati», chiede la mamma al proprio figlio, «forse non ti sei reso conto di quello che hai fatto: ti supplico, consegnati. Ti saremo sempre vicini e non ti abbandoneremo: lo sai che la mamma c’è sempre stata e ci sarà sempre. Non ti preoccupare».

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Poi, la donna rivolge un messaggio alla famiglia Bevilacqua che ieri ha dato l’ultimo saluto al proprio figlio: «Chiedo perdono alla famiglia di questo ragazzo. Per me è quasi un bambino: lo conoscevo. Se è vero che mio figlio ha fatto una cosa del genere, condivido da mamma e da nonna il dolore che loro possono provare. Anch’io ho provato il dolore della perdita di una figlia nel 1971 per un incidente stradale e questo dolore non si è mai cancellato dal mio cuore». La donna si offre anche per un incontro di scuse con la famiglia della vittima: «Avrei voluto dire queste cose di persona ma adesso il vostro dolore è troppo forte. Vi prego, perdonatemi, a nome mio e di tutta la mia famiglia. Con la violenza non si risolve niente, con le parole invece sì, anche se capiamo bene che nell’immediatezza di un dolore indescrivibile non esistono parole».
Il resto della famiglia condanna l’omicidio e assicura che non sta coprendo il ricercato nella latitanza: «Noi siamo i primi a cercarlo», dicono, «non c’entriamo niente con il delitto».
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