Parco archeologico al Rampigna Ecco il progetto da 20 milioni  

Comune e Soprintendenza illustrano come diventerà l’area tra il Circolo Canottieri e il rilevato ferroviario Il sindaco Masci: «È un’opportunità importante da realizzare entro il 2026, puntiamo alle risorse del Pnrr»

PESCARA. Un parco archeologico a cielo aperto, non prima di aver eseguito un’attenta operazione di scavi per tirare fuori quello che può essere un vero tesoro che narra una storia di Pescara ancora sconosciuta. È l'idea di recupero e di rivalorizzazione che l’amministrazione guidata dal sindaco Carlo Masci intende portare avanti insieme alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Abruzzo per le province di Chieti e Pescara, sul campo Rampigna, dove a giugno 2020 venne recuperato lo scheletro di una donna risalente a 1600 anni fa.
Il progetto di fattibilità, presentato ieri mattina, dal sindaco, dalla Soprintendente Rosaria Mencarelli, dall’archeologa Deneb Teresa Cesana, dall’architetto Carlo Gaspari e dall’assessore alla Cultura Mariarita Paoni Saccone, mette al centro il vecchio campo della Strapaesana, il circolo Canottieri che sarà oggetto di un intervento di recupero della Soprintendenza, l’area lungo il rilevato ferroviario ad ovest (sotto il quale sono emersi i resti dell’antico bastione San Vitale della Fortezza cinquecentesca), ad est il sito occupato dalla questura, in particolare la chiesa di Santa Maria del Carmine, e la rotonda di piazza Martiri Dalmati e Giuliani. L’idea contenuta nel progetto è in prima battuta di creare un parco archeologico, realizzando lo scavo e trasportando i reperti a una quota superiore di calpestio, restaurando il muro del ’500 e trasportando gli elementi fragili in un museo.
La seconda fase prevede di realizzare una riqualificazione urbana del contesto, collegando il parco agli interventi al di là della ferrovia, aprire un corridoio verso la chiesa del Carmine e riqualificare la superficie pavimentata su via Spalti del Re con realizzazione di una piazza sopraelevata.
Una terza e conclusiva fase riguarda la creazione di un museo interattivo sull’evoluzione storica di Pescara, con scatole tematiche sull’età antica, il medioevo, l’ottocento e il '900. Sotto il profilo economico, il progetto di fattibilità ha previsto due scenari. Il primo, che riguarda lo scavo archeologico scientifico, il restauro dei reperti e delle strutture murarie, lo studio e la valorizzazione dei risultati e la realizzazione del parco archeologico, ammonta a 7 milioni 700 mila euro. Con l’aggiunta del museo interattivo e l’integrazione del parco nel contesto si arriva a 12,9 milioni di euro. «Cifre notevoli», ammette il sindaco Carlo Masci, «di cui certamente il Comune non può farsi carico, ma è una opportunità importante per la città che vogliamo cogliere. Insieme alla Soprintendente andremo al ministero e punteremo alle risorse del Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza). Non è un caso che il cronoprogramma inserito nel progetto indica due date per la realizzazione di tutto: il 2025 per il primo scenario e il 2026 per il secondo».
«Sotto la superficie dell’ex Rampigna possono esserci le testimonianze continue e stratificate di una storia millenaria», evidenzia la dirigente Mencarelli. «Il giacimento archeologico sembra essere quello riconducibile alle origini romane e di epoche successive. Con questo progetto vogliamo riallacciare i nodi della storia antica di Pescara, creare un parco archeologico a cielo aperto e attuare una riqualificazione urbana di una porzione della città, in un piano di valorizzazione anche turistica». «I saggi fatti», aggiunge l'archeologa Cesana, «hanno dimostrato un grande potenziale archeologico dell'area. Negli scavi è emerso che al di sotto del campo c'è una criticità importante che è quella dell'acqua. Criticità per i tecnici, perché comporta un maggiore investimento per le indagini, ma è anche uno degli aspetti del valore del sito. È l'acqua che domina la storia del giacimento».