la richiesta di confesercenti

«Per pagare la Tares servono altri 60 giorni»

PESCARA. Continua il caos per gli errori nelle cartelle della Tares, la tassa sui rifiuti che ha sostituito la Tarsu. Ora la Confesercenti si associa alle richieste di rinvio dei termini per pagare...

PESCARA. Continua il caos per gli errori nelle cartelle della Tares, la tassa sui rifiuti che ha sostituito la Tarsu. Ora la Confesercenti si associa alle richieste di rinvio dei termini per pagare già avanzate dall’opposizione e chiede anche lei una proroga di almeno due mesi. «Troppi errori nelle cartelle Tares inviate ai commercianti, agli artigiani e ai ristoratori di Pescara», affermano in una nota il presidente provinciale e il direttore dell’associazione dei commercianti Raffaele Fava e Gianni Taucci, «ci chiediamo per quale ragione si sia giunti a questi errori e così ravvicinati alla scadenza. Proprio per evitare che si pensi ad errori pilotati, è assolutamente necessario che il Comune proroghi la scadenza del pagamento della Tares di almeno 60 giorni».

I due dirigenti della Confesercenti fanno riferimento ad alcuni errori commessi dagli uffici del Comune. «Sono tassabili solo i metri quadrati calpestabili», dicono, «e invece nella maggior parte delle cartelle che ci sono state sottoposte vengono calcolate anche le pareti: è un errore che i commercianti, i ristoratori, gli esercenti, gli artigiani non possono permettersi di pagare, specialmente dopo i salassi su Imu e dopo l'arrivo delle cartelle Tarsu dal 2008, che contengono importi e multe insostenibili».

«Un'amministrazione vicina al cittadino e all'impresa», sottolineano Fava e Taucci, «ha il dovere di essere ragionevole: dopo aver ammesso consistenti errori, deve fare in modo che i cittadini non paghino questi errori e deve dunque consentire loro di pagare 60 giorni oltre la scadenza».

A loro dire, «la proroga diventa indispensabile: in questo modo si può ristabilire, in un contesto di gravissima crisi di credibilità delle istituzioni, la base per una ripresa di fiducia».

«Certo», concludono il presidente e il direttore dell’associazione, «non si può pensare di far cassa facendo pagare, un minuto prima della scadenza, più di quanto dovuto».

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