Pescara, estate da dimenticare: bagnanti in calo del 60%

Pioggia, inquinamento e infine il terremoto: i balneatori sono disperati. "Le conseguenze sul business del mare si sentiranno per i prossimi dieci anni"

PESCARA. Dati ballerini sulla qualità dell'acqua in alcuni tratti della riviera, condizioni atmosferiche non sempre eccellenti e, in ultimo, anche il terremoto nel Centro Italia che ha portato alcune famiglie di Lombardia e Piemonte a disdire le prenotazioni per il terrore delle scosse sismiche.

A sentire le voci dei titolari delle concessioni balneari, l'estate 2016 è stata una stagione da dimenticare, le cui conseguenze legate al business del mare si sentiranno per i prossimi 10 anni. C'è chi, come Lorenzo Lemme dello stabilimento La Playa, sul lungomare sud, calcola una riduzione dei guadagni di oltre il 40 per cento sulle attività balneari, mentre Domenico Pagliari del lido Apollo si spinge fino a un meno 50-60 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015. Carmine Aquilano di Belvedere, sarcastico, chiosa che «una bomba sulle nostre spiagge avrebbe fatto meno danni».

Il dato oggettivo è un calo netto degli stagionali: anziché prendere in affitto la palma o l'ombrellone da giugno a settembre, sempre più famiglie con i bimbi piccoli al seguito e comitive di giovani hanno preferito restare a casa nei giorni infrasettimanali per poi affollare le spiagge della costa teramana o teatina durante il weekend. «Colpa della mancanza assoluta di programmazione generale», rimarca Lemme, «non si può fare turismo senza una pianificazione adeguata. E non basta organizzare gli eventi. Noi ci abbiamo anche provato, ma su tre manifestazioni organizzate una soltanto è riuscita, mentre le altre hanno subito i contraccolpi della pioggia. Per il prossimo anno tutti noi delle attività turistiche ci dobbiamo sedere intorno a un tavolo per decidere un programma in grado di rilanciare la nostra immagine».

«La pubblicità negativa», sottolinea il titolare della Playa, «dei divieti di balneazione che vanno e vengono alle prime piogge ha creato tanta confusione. Molti turisti del Nord, poi, hanno scambiato Pescara del Tronto con la nostra Pescara e hanno disdetto le prenotazioni di fine agosto: questa del terremoto è stata un'altra tegola che si è unita alle altre poiché abbiamo un giro di clienti abituali che viene a fine estate dall'Emilia, dalla Lombardia e dal Piemonte. Abbiamo provato a spiegare loro che siamo lontani dal cratere sismico, ma purtroppo non hanno voluto sentire ragioni. Ci vorranno almeno 10 anni per riprenderci da quest'annata perché se il tuo cliente l'hai perso non tornerà più».

Secondo Domenico Pagliari di Apollo, stabilimento a ridosso della fascia critica di via Balilla e via Mazzini, ad aver determinato la fuga dalle spiagge è stato soprattutto il problema della balneazione. «Ma negli ultimi 2 mesi e mezzo», protesta, «le analisi sono state sempre pulite, però la gente è condizionata e preferisce andare al mare fuori. Poi però si trovano male perché le strutture che ci sono qui non ci sono in nessuna parte d'Abruzzo. Siamo tornati indietro di 10 anni: in spiaggia c'è stato un calo del 60 per cento. L'unica parte dove si è lavorato di più è stato il ristorante ma abbiamo dovuto aprire anche in inverno per cercare di guadagnare qualcosa in più».

«Eppure la colpa non è dell'amministrazione», sostiene il balneatore, «sono stati chiusi gli scarichi abusivi sul fiume, è stato attaccato il Dk15, non ci sono stati casi di bimbi in ospedale e il presidente D'Alfonso ha assicurato il taglio della diga foranea a ottobre. La colpa è di alcuni politici che hanno distrutto Pescara pur di prendere una manciata di voti in più cercando l'ago nel pagliaio». Il suggerimento per il prossimo anno è «un'operazione di comunicazione e informazione sulle condizioni reali del nostro mare». «Prima andare in spiaggia era un piacere», sostiene Aquilano, «adesso affittano l'ombrellone anche a gruppi di tre famiglie per dividersi la spesa».

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