Pescara, già malati cento nuovi pini al Parco D’Avalos

Sono secchi e rischiano di morire gli alberi donati dalla Forestale al Comune e piantati appena un mese fa nell’area verde

PESCARA. Il mese scorso, il Comune ha piantato cento nuovi pini all'interno del comparto del parco D'Avalos che ospita il percorso vita per sopperire all'abbattimento forzato di decine esemplari, caduti o pericolanti dopo le alluvioni che colpirono la città tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre dello scorso anno e a seguito della nevicata del febbraio di due anni fa. Davvero una bella azione quella messa in campo dall'amministrazione comunale, peccato però che, dopo aver provveduto alla ripiantumazione, pare che nessuno si sia occupato della manutenzione ordinaria, tanto che adesso basta farsi una passeggiata all'interno dell'area verde per assistere a uno spettacolo davvero desolante.

Entrando dall'ingresso di viale Scarfoglio e proseguendo verso destra, si notano subito le decine di giovani pini piantati poche settimane prima, ma tutti, nessuno escluso purtroppo, mostrano evidenti segni di sofferenza con una buona metà della chioma già secca e ormai non più verde ma di color marrone. Girando nel parco si può riscontrare la medesima condizione in tutti gli esemplari piantati il mese scorso. Questo scempio avviene sotto gli occhi attoniti e impotenti di decine di frequentatori della riserva naturale, molti dei quali hanno anche chiesto spiegazioni agli addetti comunali che si occupano della manutenzione dell'area verde.

Due e diverse sono le risposte ricevute a seconda dell'addetto interpellato. La prima ipotesi fornita è che gli alberi stiano seccando a causa dell'incuria, nel senso che nessuno si è occupato di innaffiare le piante. La seconda è che quei pini sarebbero stati già malati dal principio, prima ancora di piantarli nel terreno. Le specie arboree sono state donate dal Corpo forestale dello Stato, su richiesta dell'amministrazione comunale, con l’obiettivo di ricostituire il vecchio habitat. Parco che negli ultimi anni è stato messo a dura prova dalle tante calamità naturali che si sono abbattute, l'ultima delle quali, l'alluvione di novembre e dicembre dello scorso anno, ha causato l'abbattimento di quaranta pini, nonostante inizialmente gli agronomi e i geologi avessero paventato la necessità di rimuovere un numero molto superiore di piante, circa centoventi. Poi invece si è deciso di aspettare per valutare quali alberi potessero essere salvati grazie a delle potature chirurgiche, grazie alle quali sono state alleggerite le chiome degli alberi sfrondandone le cime, e rendendo le piante più elastiche anche al vento e alla pioggia.

Adesso, quanto prima, si dovrà trovare una soluzione per i cento giovani pini che rischiano di seccare completamente e dunque perire. Sette di questi invece non sono nemmeno stati piantati ma lasciati a seccare nei vasi.

Come riferisce il comando provinciale del Corpo forestale, il periodo più adatto alla piantumazione dei pini, in zone di siccità come la nostra, è quello che va dall'autunno inoltrato alla fine dell'inverno, il periodo di fermo vegetativo ovvero quando le piante crescono poco o niente. Negli altri periodi, ed è il caso dei pini del parco, si deve intervenire con l'irrigazione di soccorso almeno una volta a settimana, altrimenti le piante rischiano di morire come sta accadendo. In sostanza, pur avendo già una zolla, l'albero ha comunque necessità di ambientarsi nel nuovo terreno.

Quello dei pini non è l'unico problema dell'area verde: i cittadini non capiscono per quale motivo i bagni di recente ristrutturati siano chiusi e non agibili, anzi spesso vengono utilizzati come depositi, e molte mamme sono costrette a far fare i bisogni ai bambini nell'erba, visto che gli unici due bagni chimici sono maleodoranti e di fatto delle camere a gas. Anche una delle fontane è rotta da tempo e perde acqua di continuo e alcuni cartelli esplicativi sono divelti o rotti.

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