Pescara, "Ho ucciso mia madre malata la notte di Natale"

Inietta quindici fiale di eparina alla donna e poi tenta il suicidio. Ritrovato 48 ore dopo privo di sensi al porto, viene fermato e confessa tutto. Ora Sandro Buoiocchi, 51 anni, è ricoverato in stato di fermo nel reparto di Psichiatria

PESCARA. Ha ucciso la madre malata che accudiva, la mattina di Natale, iniettandole 15 fiale di eparina, un potente medicinale anticoagulante, senza che nessuno se ne accorgesse. Poi, mentre il farmaco faceva il suo corso, si è allontanato da casa e ha tentato il suicidio, lasciando che il fratello Francesco, che pure abitava lì, nella notte tra il 25 e il 26 dicembre chiamasse allarmato il 118 perché la madre non dava più segni di vita. Sul posto, prima la Misericordia e poi l’ambulanza medicalizzata di Montesilvano con il medico legale che, dopo tutti i tentativi dei sanitari per defibrillare e rianimare l’anziana, ne ha decretato la morte per cause naturali.

Comincia da questa circostanza tragica, ma senza apparente ombra di mistero, il puzzle della disperazione che invece, nel giro di 48 ore, sono riusciti a ricostruire la polizia di frontiera con i carabinieri che mercoledì, su disposizione del pm Anna Rita Mantini, hanno posto in stato di fermo per omicidio volontario aggravato Sandro Buoiocchi, 51 anni, uno dei due figli con cui Lucia Zafenza, 74 anni, originaria di Chieti, abitava in una palazzina all’inizio del lungomare Colombo. Un puzzle intricato che proprio Buoiocchi ha aiutato a ricostruire prima con un biglietto che aveva lasciato in auto, presumibilmente sicuro di riuscire nel suo intento suicida, e poi con una prima confessione rilasciata al pm che mercoledì è andato a interrogarlo in ospedale, dove i carabinieri lo piantonano dalla sera del 27. Prima nel reparto di Rianimazione e poi, da ieri, in quello di Psichiatria.

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Decisivi, per arrivare alla presunta verità dei fatti, date e riscontri incastrati e messi insieme a tempo di record dagli investigatori. In particolare, dagli agenti della polizia di frontiera che il pomeriggio del 27 dicembre vengono allertati dalla Capitaneria di porto. I militari della guardia costiera riferiscono che alla fine della banchina sud del porto canale c’è un uomo privo di sensi accasciato all’interno di una Fiat Panda. Quando i poliziotti della Frontiera diretti da Irene Vizioli vanno sul posto, oltre a chiamare d’urgenza il 118 che trasporta quell’uomo in ospedale, guardano cosa c’è nella macchina e trovano una tanica di benzina da dieci litri, medicinali di vario genere, siringhe e un foglio su cui presumibilmente lo stesso Buoiocchi aveva scritto qualcosa del tipo «a quest’ora mamma sarà già morta». Quell’uomo non ha documenti, ma una busta su cui sono impressi nome e indirizzo. E là, a casa sua si precipitano gli investigatori, al civico 20 del lungomare Colombo. Alcuni condomini raccontano che effettivamente un’anziana della palazzina, la Lucia Zafenza a cui è intestata la macchina su cui è stato ritrovato Buoiocchi esanime, è morta il giorno prima e che proprio quel pomeriggio si sono svolti i suoi funerali. Un’altra corsa contro il tempo dei poliziotti della frontiera che si precipitano questa volta all’obitorio dell’ospedale dove la salma della povera Zafenza è in attesa di sepoltura. Il funerale è stato officiato alle 15,30, quello stesso pomeriggio, nella chiesa di Santa Caterina dove è andata la gente del quartiere e dove si sono ritrovati tre dei suoi quattro figli. Tutti tranne Sandro, appunto.

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Un’assenza per cui i fratelli si erano già fortemente allarmati tanto da indurre Francesco, che abitava con Sandro e con la madre, a rivolgersi ai carabinieri la mattina stessa prima del funerale, denunciandone la scomparsa e motivandola con lo stato depressivo in cui Sandro era piombato per la morte della madre. A fine giornata, lo stesso 27, dall’ospedale i nodi iniziano a venire al pettine. Il puzzle è quasi completato. Il ricoverato, Sandro Buoiocchi è il figlio della donna morta e, al contempo, l’uomo denunciato di scomparsa. I carabinieri diretti dal maggiore Claudio Scarponi vanno a casa sua dove trovano e sequestrano altri scritti e medicinali. È uno scenario inaspettato ma su cui il pm decide di andare subito a fondo. E quando Buoiocchi si riprende, già il 28 va in ospedale a chiedergli conto di quanto avvenuto. Lui, forse, non aspetta altro che di disfarsi di tutta la sua disperazione, talmente forte da fargli cancellare in un solo momento, la mattina di Natale, tutto l’amore e la compassione che un figlio può avere per la madre che accudisce da anni. Buoiocchi racconta, ammette. E viene sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio. Questa mattina sarà interrogato dal gip chiamato a convalidare o meno quanto disposto dal pm. Ieri, intanto, il dottor Cristian D’Ovidio, incaricato dalla Procura, ha eseguito l’autopsia sul corpo della 74enne. E l’esame lascerebbe poco spazio ai dubbi: tragedia della disperazione.

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