Pescara, il mercato di corso Vittorio contestato dai negozianti

Proteste per la chiusura al traffico nei week-end, anticipata ieri con la fiera. I commercianti: «Con l’isola pedonale non si vende, la prossima volta non apriamo»

PESCARA. Si riaccende la protesta dei commercianti per l’isola pedonale nei week-end in corso Vittorio Emanuele. Ieri, alcuni negozianti hanno contestato la chiusura, anticipata di mezza giornata, per far posto alle bancarelle del mercatino L’antico e il gusto, cominciato in mattinata e in programma anche oggi. «Non abbiamo venduto nulla», ha detto G.L., il titolare di un noto negozio del corso che ha preferito non rivelare il suo nome per intero per paura di ritorsioni da parte del Comune, «la fiera non ci fa lavorare». A loro dire, da quando è stata istituita l’isola pedonale lungo il Corso, il sabato pomeriggio e nei giorni festivi, le vendite dei negozi avrebbero subìto un crollo. «Le vendite sono calate del 40 per cento», ha affermato G.L., «ho deciso che la prossima settimana non aprirò per niente il mio esercizio e licenzierò due dei tre dipendenti».

La diatriba sull’isola pedonale in corso Vittorio è in realtà vecchia. Risale alla precedente amministrazione comunale di centrodestra che decise di riqualificare un tratto dell’importante arteria stradale, restringendo la carreggiata e pedonalizzandola, con il trasferimento del traffico su una nuova strada realizzata apposta nell’area di risulta. Ma quella scelta divise da subito la città, con diversi commercianti contrari all’iniziativa. E l’attuale amministrazione, tra i primi atti adottati dal suo insediamento, ha fatto dietrofront riaprendo il Corso in un solo senso di marcia, da sud a nord, in quanto la carreggiata ristretta non consente il passaggio delle auto in entrambi i sensi, e mantenendo l’isola pedonale solo il sabato pomeriggio e nei giorni festivi. Nel frattempo, è stato chiuso il percorso nell’area di risulta.

Ma anche questa decisione ha lasciato qualcuno scontento. E ieri, in occasione del mercatino che ha invaso il Corso, i commercianti sono tornati a farsi sentire. Già in passato avevano fatto la voce grossa organizzando un sit-in in consiglio comunale. «Abbiamo combattuto la nostra battaglia contro l’amministrazione di centrodestra», ha rivelato G.L., «ora facciamo lo stesso con quella di centrosinistra». «Io devo pagare un canone d’affitto per il negozio di 7mila euro al mese e lo stipendio a tre dipendenti», ha aggiunto, «ma se non mi consentono di guadagnare, non ce la faccio ad andare avanti. Sarò costretto a licenziare per non rischiare di chiudere per sempre».

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