la donazione

Pescara, la collezione Di Persio sulla strada per Ascoli

Dopo il caso Paglione, la città perde altri 200 capolavori italiani e francesi dell'Ottocento

PESCARA. Con grande intuito culturale è arrivato sulla scrivania di Venceslao Di Persio un invito imperdibile, quello che molti collezionisti sognerebbero: vedere corteggiata la propria raccolta d'arte da un Comune che farebbe spazio a una nuova esposizione permanente in una sede prestigiosa. L'oggetto del desiderio è l'ormai famosa collezione Di Persio, circa 200 capolavori italiani e francesi dell'Ottocento messi insieme dall'imprenditore pescarese e da sua moglie Rosanna Pallotta.

L'ambasciatore di questa proposta allettante avanzata dal sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, è Stefano Papetti, un nome che è un sigillo di qualità nell'universo dell'arte italiana. Conservatore delle collezioni comunali di Ascoli e direttore della Pinacoteca Civica, della Galleria civica “Licini” e del Museo dell’Arte ceramica, nonché docente di Museologia e Restauro dei beni culturali all’università di Camerino, il professor Papetti ha al suo attivo l’organizzazione e la curatela di molteplici mostre, oltre ad una notevole bibliografia, ed è merito suo se gli occhi della lungimirante Ascoli sono caduti proprio sulla Collezione Di Persio. La stessa che a Pescara non riesce a trovare collocazione, dal momento che la ex Banca d'Italia di viale D'Annunzio, l'immobile acquistato dai Di Persio per ospitare la propria raccolta tramite la costituzione di una Fondazione, tutto a loro spese, risulta inservibile per tale scopo a causa di contenziosi e inghippi burocratici con Soprintendenza e Comune.

Con il risultato che Pescara, dopo i quadri donati e ripresi da Alfredo Paglione, rischia di perdere un’altra raccolta d'arte. «Ascoli non vuole toglier nulla a Pescara» puntualizza Papetti «ma è ben lieta di mettere a disposizione della Collezione Di Persio un piano del centralissimo Palazzo dell'Arengo, il più prestigioso della città, che già ospita la Pinacoteca».

Ascoli, professore, farebbe traslocare alcuni uffici comunali per riservare spazi illustri alla raccolta di Venceslao Di Persio: perché tutto questo interesse?

«Perché crediamo che un'operazione di questo tipo rientri nelle strategie di rinascita economica della città, è un'opportunità importante per l'arricchimento del patrimonio artistico civico e per la crescita del nostro turismo culturale».

Qual è la peculiarità di questa collezione?

«Quello che rende unica e appetibile la Collezione Di Persio, cosa che invoglierebbe ad averla qualsiasi direttore di museo, è il percorso culturale sotteso al corpus completo delle opere. Non si tratta di straordinari episodi pittorici, insomma capolavori raccolti ma svincolati da qualsiasi nesso logico tra di loro, ma di un insieme di opere che attestano gli scambi tra la pittura francese e italiana a dimostrazione di come non sia vero il presupposto primato della Francia rispetto all'Italia, perché grazie alla lettura di queste opere sembrerebbe che dei pittori italiani hanno saputo anticipare quello che hanno poi realizzato altri affermati autori francesi. Insomma è un'occasione per delle riflessioni nuove sui rapporti tra la cultura figurativa francese e quella italiana dell''800 che in nessun altro posto si possono fare».

Sarà anche per questo che il sindaco Castelli ha ribadito l'offerta ai Di Persio per accogliere la Collezione ad Ascoli?

«L'invito del sindaco resterà sempre valido ma oggi l'amministrazione è più che mai determinata in questo senso, grazie anche a una congiuntura economica favorevole che consentirebbe di procedere agevolmente con questa importante operazione».

Se Di Persio dovesse accettare, che cosa perderebbe Pescara?

«Perderebbe un'occasione unica per lanciare il proprio turismo culturale che, ripeto, è una delle voci più importanti della rinascita economica italiana, e credo che rinunciare a questo significa non avere grandi idee per il futuro. E poi le nuove generazioni di abruzzesi perderebbero l'occasione di conoscere meglio il proprio passato e la propria identità culturale, perché questa collezione è ricca di opere di eminenti artisti che si sono mossi tra l'Abruzzo e Napoli».

Un eventuale sì dei Di Persio scaturirebbe anche dagli ostacoli che gli impediscono di aprire alla collettività la propria collezione a Pescara: che idea si è fatto della vicenda della ex Banca d'Italia e del braccio di ferro tra Di Persio e la Soprintendenza?

«Dopo aver letto i giornali e le motivazioni del vincolo, penso che ci siano poche idee e confuse. È avvilente sapere che chi impiega il proprio capitale e la propria esistenza per un fine nobile come quello dei Di Persio possa incontrare difficoltà insormontabili a casa propria. Di Persio non sarà profeta in patria magari, ma forse lo diventerà altrove».

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