Pescara, M5S ricorre al Tar per avere un consigliere in più

Contestato il sistema di calcolo adottato dalla Commissione elettorale per l’attribuzione dei seggi che ha escluso la grillina Galli e ha proclamato eletto Bruno (Liberali). Il 24 luglio c’è l’udienza

PESCARA. Non è passato nemmeno un mese dalla proclamazione dei consiglieri eletti ed ecco piombare sul Comune un ricorso al Tar che potrebbe rimettere in discussione l’attribuzioni dei seggi effettuata dalla Commissione elettorale. Il ricorso è stato presentato da dieci esponenti del Movimento 5 Stelle, cioè lo stesso movimento che ha ottenuto tre seggi. Il quarto sarebbe dovuto andare, secondo i calcoli dei grillini, a Manuela Galli, di M5S. Invece è stato assegnato alla maggioranza, a Giuseppe Bruno, dei Liberali per Pescara, in base al contenuto di alcune sentenze del Consiglio di Stato. E il ricorso è stato presentato proprio per contestare il sistema di calcolo adottato dalla Commissione elettorale. I grillini chiedono, in sostanza, al Tar di proclamare l’elezione della Galli, dichiarando la conseguente decadenza dalla carica di consigliere di Bruno. L’udienza è stata già fissata per il prossimo 24 luglio.

Ecco il ricorso. Sono dieci gli esponenti del Movimento 5 Stelle che hanno sottoscritto il ricorso, molti dei quali sono candidati non eletti. Si tratta di Manuela Galli, Stefano Carvelli, Massimiliano Di Pillo (consigliere eletto), Massimo Di Renzo, Walter Esposito, Biagio Enrico Maria Giurastante, Carlo Iavicoli, Raffaele Panichella, Filomena Montopoli, Antonia Siciliano. Il loro avvocato è l’ex assessore comunale Loredana Di Giovanni.

«Calcoli sbagliati». Il ricorso, in particolare, punta ad annullare i verbali delle operazioni dell’Ufficio elettorale centrale e della proclamazione degli eletti, in special modo nella parte in cui non contempla tra gli eletti la ricorrente Manuela Galli. La contestazione dei grillini si concentra sul calcolo del premio di maggioranza e, quindi, sulla decisione della Commissione elettorale di assegnare 20 seggi alla maggioranza e 12 all’opposizione, anziché 19 e 13. Un calcolo che, di fatto, ha penalizzato il Movimento 5 Stelle. «La Commissione elettorale», si legge nel ricorso, «ha attribuito il premio di maggioranza a quella coalizione (di centrosinistra, ndr), ma nel conteggio conseguente dei seggi da assegnare ha ritenuto che il vincitore del premio, in un consiglio comunale composto da 32 consiglieri (escluso il sindaco), sia di 20 seggi, applicando così un arrotondamento per eccesso pur essendo il risultato della frazione percentuale 19,2 seggi». «Come conseguenza di tale assegnazione di 20 seggi», prosegue il ricorso, «il premio di maggioranza è risultato pari al 62,50 per cento. Le altre liste ottengono i restanti 12 seggi, pertanto il 37,50 per cento del consiglio». In questo modo è stata esclusa l’elezione della candidata Manuela Galli.

«Violata la legge». A detta dell’avvocato Di Giovanni, ci sarebbe stata «un’erronea applicazione dell’articolo 73 del decreto legislativo 267 del 2000», cioè il Testo unico degli enti locali. L’articolo disciplina l’elezione dei consigli nei Comuni superiori a 15mila abitanti. «Attribuire 20 seggi su 32 alla maggioranza, corrispondenti non già al 60 per cento, bensì al 62,50», si sottolinea nel ricorso, «significa in realtà garantirle 21 voti su 32, pari al 65,63 per cento. Un risultato che collide con la ratio della norma, cioè quella di garantire una maggioranza stabile senza privare la minoranza dei numeri necessari allo svolgimento della sua essenziale funzione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA