Pescara, nelle intercettazioni tutte le bugie sul mare sporco

L’inchiesta sull’ordinanza fantasma: ecco le telefonate che coinvolgono sindaco, vice e dirigenti comunali

PESCARA. «Speriamo che tira un po’ di vento». È il 23 luglio dell’anno scorso: la spiaggia di Pescara è invasa di gente ma il mare è una fogna. Non è una novità: lo è almeno dal precedente 6 aprile quando il crollo dell’Asse attrezzato travolse la condotta dei liquami all’altezza di via Raiale e diede inizio a un’emergenza senza fine: rotture su rotture che portarono nel fiume almeno 300 mila metri cubi di liquami soltanto nel mese di aprile. Il 23 luglio, con i risultati dei prelievi dell’Arta in via Balilla, il Comune avrebbe dovuto firmare un’ordinanza e mettere i divieti di balneazione ma nessuno fa niente. La speranza è l’ultima a morire: «Speriamo che tira un po’ di vento, mannaggia la miseria, guarda questo caldo», dice in un’intercettazione il vice sindaco Pd Enzo Del Vecchio.

«Che confusione». Invece, capita che il successivo 28 luglio, intorno alle 22, si rompe un’altra volta la conduttura: altri 30.600 metri cubi di liquami finiscono nel fiume nel pieno dell’estate e l’Aca cerca di limitare i danni “lavando” i residui degli scarichi fognari con 450 litri di acido peracetico (Oxystrong). Il giorno dopo, le analisi confermano la non balneabilità – i risultati ufficiali arrivano in Comune il 31 luglio – ma, anche in questo caso, nessuno interviene. Tanto che il 1° agosto il sindaco Pd Marco Alessandrini va in Comune ma solo per celebrare un matrimonio. «Era evidente la confusione che si era creata, a causa del fatto che non erano state visionate attentamente le comunicazioni dell’Arta», così dice un rapporto della squadra mobile nell’inchiesta sull’ordinanza fantasma coordinata dalle pm Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio. L’inchiesta sul mare sporco e sull’ordinanza retrodatata con l’unico scopo di zittire le polemiche politiche conta tre indagati per omissione: Alessandrini, Del Vecchio e il dirigente Tommaso Vespasiano, a capo del dipartimento Tecnico.

«Dermatiti? È il caldo». Il 30 luglio, in Comune, cominciano ad arrivare anche le prime segnalazioni di «bagnanti allarmati» ma Vespasiano dice che «è solamente il caldo». Ecco il dialogo tra una dipendente comunale e il dirigente.

Dipendente: «Mi stanno arrivando una serie di telefonate di bagnanti allarmati per...».

Vespasiano: «È solamente il caldo!».

Dipendente: «Eh, voglio dire mi stanno dicendo che i bambini... lo sfogo, le allergie... vogliono sapere se ci sono divieti di balneazione... ma è successo qualcosa?».

Vespasiano: «Sì stiamo...».

Dipendente: «Uh... vabbè... ho capito... vabbè. Ascoltami, invece, un’emergenza del nostro ufficio è che sono finite le forniture di carta».

Polemica e politica. Il Comune si accorge che l’emergenza balneazione esiste davvero quando il caso esplode sui giornali, il 3 agosto: Del Vecchio ipotizza di firmare un’ordinanza di divieto di balneazione e ne parla con Vespasiano: «Se riusciamo a metterla, vabbè... vediamo... che data dargli... vabbè». Poi, continua: «Vediamo di rintuzzare mo’ ’sta polemica che faranno. Dato che sabato e domenica abbiamo consentito il bagno a... a... con mare così inquinato... vabbò... vediamo un attimo. Intanto, prepara urgente stamattina firmo e facciamo andare a mettere ’sti cartelli». Cartelli che, invece, sono stati messi soltanto nei casi successivi.

Sindaco interrogato. Un’estate di «bugie» sul mare sporco anche se il sindaco, nel suo doppio interrogatorio, quello di un clamoroso cambio di versione che lui stesso chiama «parziale modifica», si difende e dice di non aver mai messo a repentaglio la salute dei pescaresi: l’unico danno, dice, l’hanno fatto le strumentalizzazioni politiche. Ma il primo a dire una bugia è proprio il sindaco: il 21 settembre 2015 Alessandrini va in procura da indagato, proprio lui che avrebbe dovuto essere l’emblema della legalità con la sua storia personale di figlio di un giudice ucciso dal terrorismo e con la sua carriera irreprensibile da avvocato, e sostiene che l’ordinanza è stata firmata «certamente» il 1° agosto. Poi, partono le intercettazioni che lo smentiscono e l’interrogatorio viene sospeso e riprende il giorno dopo.

Ecco il verbale: «Per stroncare le polemiche politiche e rassicurare il fruitore del turismo locale, i vertici politico-amministrativi dell’ente, Guido Dezio, Vespasiano e Carla Monaco in particolare (Del Vecchio era fisicamente assente anche se prese parte ai colloqui interni a mezzo telefono) convennero unitamente a me che poteva essere opportuno predisporre due ordinanze, redatte entrambe alla data del 3 agosto 2015, di cui la prima avente a oggetto il divieto di balneazione (del tratto di mare di via Balilla) e la seconda recante la revoca di quella emessa. Restava chiaro, almeno tra le persone di cui ho fatto cenno che l’uso di tali atti di cui mi si contesta la falsità sarebbe restato quello meramente politico. Le ordinanze non sarebbero state ostese alla collettività degli utenti mediante la formale pubblicazione sull’albo on linee quindi non avrebbero mai avuto giuridica efficacia». Le ordinanze però sono state trasmesse agli enti pubblici come capitaneria di porto e Asl. «Le ordinanze», dice Alessandrini nell’interrogatorio, «sarebbero, come poi è stato, portate a conoscenza delle opposizioni e dei rappresentanti degli organismi di settore allo scopo mero di sedare una volta per tutte la polemica sterile che non aveva alcun addentellato su problemi reali (tutela della salute pubblica e dell’ambiente)».

Il Comune delle «bugie»? Ma quella di Pescara è un’amministrazione che non si fa problemi a dire «bugie»? Il rapporto della Mobile cita un’intercettazione tra Alessandrini e Vespasiano in merito a un incontro tra amministratori e imprenditori creditori del Comune.

Alessandrini: «Che volevano rassicurazioni sui relativi tempi».

Vespasiano: «Eh eh eh, dobbiamo dire un po’ di bugie Marco?».

Alessandrini: «Sì sì, direi di sì».

Vespasiano: «Eh, va bene».

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