Pescara, primario del pronto soccorso nei guai per la convenzione con l'Adricesta

Nel mirino l’accordo che portò i volontari dell'associazione, del tutto estranea all'inchiesta, nel reparto. Albani, accusato di falso, replica: tutto in regola

PESCARA. C’è un’ombra dietro una convenzione stipulata tra il Pronto Soccorso della Asl di Pescara e un’associazione di volontariato: una convenzione del 2012 da 47mila euro che ha messo nei guai il primario Alberto Albani a cui il pm Anna Rita Mantini contesta il reato di falso.

E’ partita da un esposto l’inchiesta che ha tirato in ballo il primario del Pronto Soccorso per cui è stato firmato l’avviso di conclusione delle indagini e che, dal momento delle notifica, avrà 20 giorni di tempo per presentare memorie attraverso il suo avvocato Carmine Ciofani o chiedere di essere interrogato fornendo, quindi, i suoi chiarimenti. Per il momento Albani, come dice, dovrà capire bene la contestazione ma aggiunge anche «di aver agito in maniera regolare».

Sono una convenzione per il personale dell’accettazione dei ricoveri da 47mila euro e un documento protocollato allegato a una delibera ad aver messo in moto gli investigatori che hanno lavorato sulla convenzione secondo cui, a causa delle cifra considerata sopra soglia, le associazioni avrebbero dovuto essere invitate: sarebbe stata necessaria un’indagine di mercato, dice la procura, per assegnare la convenzione. Non sarebbe stato così, invece, per l’accusa che contesta ad Albani di essersi appoggiato all’associazione Adricesta senza invitare altre associazioni.

L’Adricesta non c’entra nulla con l’inchiesta, è estranea ed è anzi una delle associazioni di volontariato che, in questi anni, più si è spesa in progetti di supporto per la Asl così come, negli anni passati, ha stipulato convenzioni per fornire un aiuto all’accettazione dei ricoveri. L’associazione Adricesta diffonde la conoscenza alla donazione delle cellule staminali ed è presieduta da Carla Panzino che ricorda «i tanti progetti di supporto e per migliorare i servizi ospedalieri».

Al setaccio degli investigatori sono finite le convenzioni per il personale dell’accettazione dei ricoveri dal 2011 ma a destare perplessità nel pm è stata quella del 2012 che avrebbe avuto bisogno, sostiene l’accusa, di inviti alle associazioni e non di un affidamento in maniera diretta. C’è un documento protocollato nell’aprile 2012 allegato alla delibera del direttore generale in cui Albani – sostiene il magistrato – avrebbe scritto che l’Adricesta sarebbe stata “l’unica associazione contattata di almeno tre a rispondere favorevolmente”. Ma per gli inquirenti non sarebbe andata così, perché – sostiene sempre l’accusa – non ci sarebbe stata un’indagine di mercato per assegnare la convenzione. Le indagini sono state chiuse e dal momento della notifica il primario potrà difendersi con memorie, producendo documenti o rilasciando dichiarazioni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA