Pescara, trovate nuove tracce di Donatella Grosso

19 Settembre 2013

La famiglia dice no alla nuova archiviazione, il padre: "Riaprite l’inchiesta". L’avvocato: "Trovati un foulard una calzamaglia e una scarpa in un terreno. Serve l’esame del Dna"

PESCARA. «Continuerò a cercare mia figlia Donatella finché avrò un grammo di forza», dice Mario Grosso, papà ottantenne della ragazza sparita dalla sua casa di Francavilla 17 anni fa. E lo dice nella hall di un albergo di Francavilla da dove le speranze di Mario e Tina Grosso si riaccendono, legate alla richiesta bis di opposizione all’archiviazione che Giacomo Frazzitta – avvocato del foro di Marsala che ha seguito il caso della piccola Denise Pipitone – ha depositato ieri.

Nel giro di sei mesi il caso Grosso, la studentessa scomparsa da Francavilla nella notte tra il 26 e il 27 luglio del 1996, uno dei gialli più inquietanti di Pescara, cambia ancora direzione: perché se a marzo il giudice per le indagini preliminari Maria Michela Di Fine aveva disposto la riapertura dell’inchiesta ordinando nuovi accertamenti per ricavare qualcosa in più sulla scomparsa di Donatella, il 3 luglio il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini aveva richiesto una nuova archiviazione. «All’esito delle indagini ulteriormente disposte non sono stati acquisiti elementi idonei a sostenere accuse in giudizio: si chiede al gip di disporre l’archiviazione», scriveva il pm Tedeschini.

Un testo scarno a cui l’avvocato Frazzitta ha ribattuto intanto perché, come ha spiegato, «si è disattesa l’ordinanza del gip che chiedeva di completare gli scavi su tutti i terreni dell’ex fidanzato di Donatella. Quindi, le indagini suppletive ordinate sono state lacunose». Ma nell’opposizione all’archiviazione emerge un nuovo particolare del giallo lungo 17 anni, il ritrovamento di alcuni oggetti femminili nel terreno dell’ex fidanzato di Donatella, unico indagato nell’inchiesta. Il 31 maggio 2011 la polizia scientifica, come è ricordato anche nell’opposizione, ha trovato una calzamaglia, un foulard nero a fantasia, una cuffietta di tipo igienico di colore verde e una scarpa da donna di tessuto a un metro e mezzo di profondità in un terreno di Casacanditella di proprietà dell’ex fidanzato della trentenne scomparsa, all’epoca studentessa di Lingue. «Siamo venuti a conoscenza di questo inusuale ritrovamento solo adesso a causa di un errore nelle copie», dice l’avvocato Frazzitta. «Sono tutti oggetti di donne e sì, potrebbero appartenere a chiunque, ma è necessario procedere agli accertamenti per rilevare le tracce del Dna». Gli oggetti sono stati sequestrati e sono stati anche fatti vedere ai genitori di Grosso. Ma sono trascorsi 17 anni e la coppia non ha saputo riconoscere con certezza quegli indumenti: «Forse quella calzamaglia è simile a un fuseaux di Donatella», ha aggiunto il papà, «ma sono trascorsi troppi anni».

Eppure la scoperta di quegli oggetti femminili è uno dei punti chiave dell’opposizione depositata dal legale che ha avanzato, in particolare, cinque richieste per chiedere ancora di non archiviare il caso di Donatella Grosso, di continuare a cercare. L’avvocato, quindi, è tornato a chiedere, come ha scritto, di «completare l’attività tecnica di sondaggio dei terreni dell’ex fidanzato al momento dei fatti; di scavare alla presenza di archeologi forensi nella striscia di terreno non coltivata in prossimità della “casetta rosa” e di acquisire i tabulati telefonici per un periodo più lungo di sei mesi dal giorno in cui è stata effettuata la telefonata da un anonimo» Le speranze, poi, dei genitori di Donatella, ex professori di matematica in pensione, sono anche legate al Dna. L’avvocato, infatti, ha anche chiesto «di procedere al confronto del Dna tra quello dei genitori di Donatella e degli oggetti trovati nel terreno e di procedere l'estrapolazione del Dna dalle impronte papillari rilevate sulla lettera inviata ai genitori di Donatella la notte della scomparsa della loro figlia».

©RIPRODUZIONE RISERVATA