Polo chimico, in crisi anche la Isagro

Bussi, l’azienda che produce un fungicida per l’agricoltura annuncia la cassa integrazione per i trenta lavoratori

BUSSI SUL TIRINO. Un'altra azienda satellite del polo chimico di Bussi, la Isagro spa, ha annunciato l'apertura della procedura di cassa integrazione ordinaria, che coinvolge circa trenta lavoratori. Lo ha fatto due giorni fa nella sede di Confindustria a Pescara alla presenza dei rappresentanti sindacali territoriali di Cgil, Cisl e Uil e dei rappresentanti sindacali di fabbrica. Il prodotto fabbricato dal’azienda , il tetraconazolo usato per combattere l'oidio detto anche il Mal bianco, un fungo che attacca molti tipi di piante ed ortaggi coltivati, colorando di bianco le foglie, è rimasto invenduto tanto che nei magazzini della Isagro sarebbero rimaste stoccate circa 300 tonnellate di prodotto. L'azienda ha informato lavoratori e parti sociali del momento critico che sta attraversando a causa di un passivo societario di circa 15 milioni di euro, emerso da un mercato condizionato da una forte siccità che ha contratto la vendita del prodotto, compromettendo non solo l'annata il 2012 ma anche il 2013.

Una condizione che bloccherà la produzione non solo in questo scorcio ultimo del 2012 ma anche per il 2013, gravando totalmente sullo stabilimento di Bussi. «L'azienda» precisa Giovanni D'Addario della Filctem Cgil, anche a nome degli altri sindacati di categoria, «ha annunciato di avviare la procedura per la cassa integrazione ordinaria per coprire le prime tredici settimane del 2013 e cercare di iniziare a smaltire le 300 tonnellate non vendute nel 2012. Solo nel mese di maggio 2013 potrà avere un quadro più chiaro per quanto riguarda l'immediato futuro dei lavoratori e dell'azienda stessa. Le organizzazioni sindacali, i lavoratori della Isagro e il suo indotto sono molto preoccupati per il futuro dell'azienda che è all'interno del polo industriale di Bussi già provato da una deindustrializzazione avviata nel 2007 dalla Solvay. Ci auguriamo che la crisi denunciata dalla Isagro sia veramente legata solo ad una congiuntura ambientale, perché se dovesse trasformarsi in crisi strutturale o al contrario in decisioni aziendali volte a dirottare le produzioni di Isagro Bussi altrove, magari in siti più sinergici alla produzione del tetraconazolo (come Spinetta Marengo), si contribuirà in maniera negativa alla già pesante crisi occupazionale che sta attraversando l'intera Val Pescara e in particolare il polo industriale di Bussi già attanagliato da una vertenza ormai decennale».

«In questo momento particolare» conclude D'Addario, «riteniamo che il sito di Bussi non possa affrontare una ulteriore crisi perciò chiediamo a Governo, Regione e Provincia che si mettano in campo tutte le misure necessarie per invertire questa rotta».

Walter Teti

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