Presunti favori, altra inchiesta sull'Agenzia delle Entrate di Pescara

Dopo le perquisizioni a Pescara, la finanza porta via atti e computer dalla sede dell’Aquila: sotto accusa favori alle società

PESCARA. L’Agenzia delle Entrate sotto la lente di ingrandimento degli investigatori della finanza. Da Pescara, a Vasto fino alla sede regionale dell’Aquila, l’Agenzia delle Entrate si ritrova al centro di almeno due inchieste giudiziarie. Che fanno rumore negli ambienti economici d’Abruzzo.

La prima inchiesta è in mano alla finanza di Pescara che ha già perquisito l’ufficio di un noto funzionario, Giovanni Imparato, acquisito documenti e sequestato un computer: con l’indagine divenuta di dominio pubblico dopo la visita della finanza nel centro operativo provinciale di via Rio Sparto, il funzionario, capo dell’ufficio legale e già segretario nazionale del sindacato Salfi, è stato sospeso dal servizio in via cautelativa. Imparato, contattato dal Centro, è convinto che riuscirà a chiarire la sua posizione e che l’accusa è figlia di quello che definisce «un equivoco».

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La seconda inchiesta porta da Vasto fino all’Aquila, quartier generale dell’Agenzia delle Entrate con gli uffici del direttore regionale Federico Monaco e del vice Roberto Nannarone, capo del personale: l’indagine è affidata ai finanzieri di Vasto e, due mesi fa, gli investigatori hanno bussato agli uffici aquilani in via Salaria Antica Est per acquisire fascicoli ed eseguire le copie dei documenti digitali salvati sui computer. Un’attività rimasta nell’ombra fino a oggi: la finanza lavora in silenzio e porta avanti gli accertamenti sulla scia degli ordini della procura guidata da Giampiero Di Florio; lo stesso silenzio è imposto ai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate che si sono trovati gli investigatori negli uffici.

Le indagini sono riservate ma, da quello che sembra emergere, le ipotesi si somigliano: presunti favori a società attraverso altrettanto presunti accertamenti fiscali pilotati.

Ma all’Agenzia delle Entrate il clima è teso e non soltanto per le inchieste che alimentano voci incontrollate: tira aria avvelenata, da regolamento di conti, e lo conferma anche l’esposto di un corvo mandato alla redazione del Centro che parla di «accertamenti addomesticati» e di presunti favoritismi con due pesi e due misure. La lettera anonima, una pagina di 28 righe scritta dopo il nostro articolo su Imparato apparso il 29 aprile scorso, solleva il sospetto che, all’interno dell’ente, non si usi lo stesso metro di giudizio: il documento – che si apre con un «sono un dipendente dell’Agenzia delle Entrate di Pescara» e si chiude con un beffardo «W l’Italia» – rivela che Imparato è stato sospeso mentre in altri casi sarebbero state prese decisioni diverse. «La questione che riguarda Imparato, sia pure con qualche giorno di ritardo, è saltata fuori come è giusto che sia», recita un passo del documento, «in altri casi si osserva invece il massimo riserbo». L’esposto sostiene che due dirigenti, sempre indagati, sarebbero «rimasti in sella». La lettera anonima lancia accuse anche contro Monaco e Nannarone. Ma nessuno conferma. Anzi, l’Agenzia delle Entrate, contattata dal Centro, precisa che nessuno dei vertici dell’ente ha ricevuto avvisi di garanzia. Ma la stessa Agenzia delle Entrate conferma i blitz della finanza all’Aquila e l’acquisizione di fascicoli cartacei e documenti digitali.

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