Teodoro propone una società che li assorba. Castellucci (Cgil): «È una soluzione troppo costosa»

Provincia, porte chiuse ai precari

Il presidente Testa: «La loro assunzione colpirebbe le casse dell'Ente»

PESCARA. «L'assunzione a tempo indeterminato dei 66 precari della Provincia colpirebbe le casse della pubblica amministrazione. Ho ereditato una situazione finanziaria gravissima che mi impedisce di portare avanti il programma di governo e di assicurare un adeguato livello dei servizi di competenza dell'Ente come l'edilizia e la viabilità». Sono parole del presidente Guerino Testa.

Si tratta di un dietrofront sulla questione della stabilizzazione dei dipendenti con contratto in scadenza tra una settimana. A margine dell'incontro convocato ieri pomeriggio a Palazzo dei Marmi, tre giorni dopo il convegno organizzato dall'associazione Articolo 3 presieduta da Antonella Allegrino, l'amministrazione provinciale prova a correggere il tiro. «È vero che i soldi ci sono, tant'è vero che abbiamo sempre pagato gli stipendi dei lavoratori, ma le risorse vanno spese per altre criticità», ammette l'assessore alle Politiche sociali Valter Cozzi. «La mancanza di fondi ci ha indotto a rinunciare alla nuova sede dell'istituto alberghiero, un progetto da sempre sponsorizzato da Testa». 

Le aspettative di stabilizzazione dei precari, che tra una settimana si troveranno senza lavoro e privi di ammortizzatori sociali dopo anni trascorsi negli uffici della Provincia, si scontrano con le interpretazioni contrastanti del quadro legislativo di riferimento. Il contratto a tempo indeterminato rappresenta per i lavoratori l'ultimo atto di un processo di stabilizzazione che, per la maggior parte di loro, è iniziato nel lontano 2001. Per i dirigenti, invece, la stabilizzazione equivarrebbe a un ulteriore capitolo di spesa che andrebbe a incidere sulle casse già disastrate dell'Ente.

Tra le proposte circolate nel corso della riunione tra capigruppo, sindacati, dirigenti e lavoratori, si segnalano i due progetti del consigliere Gianni Teodoro. «Bisogna intraprendere un percorso di stabilizzazione dalla durata triennale, senza impedire la continuità dei servizi gestiti dai precari e senza rinunciare a un solo giorno di lavoro», dice. «In alternativa, l'idea è di costituire una società di servizi in house che assorba il bacino dei precari e non pesi sulle voci di bilancio, sul modello di Attiva o Pescara Gas». 

Contrario a quest'ultima ipotesi è il segretario della sezione locale della Cgil Paolo Castellucci. «Per la stabilizzazione occorrerebbero 1,3 milioni di euro, mentre per la creazione di una società in house ci vorrebbero 2 milioni. Qual è la convenienza?».

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