Caso Straccia, assolta la legale della famiglia: era accusata di aver sottratto una prova dagli uffici giudiziari

7 Maggio 2025

L’avvocatessa Mecchi veniva incolpata di aver acquisito l’ultimo video del ragazzo: “Ma io sono sempre stata tranquilla, ho fiducia nella giustizia”

PESCARA. «Sono sempre stata tranquilla perché ho fiducia nella giustizia e onestamente mi aspettavo una conclusione come quella di oggi, perché ho sempre agito nella legalità. Sono serena e soddisfatta». Questo il commento dell'avvocatessa Marilena Mecchi, finita sotto processo, accusata di aver sottratto un corpo di reato dagli uffici giudiziari di Pescara. Il giudice monocratico Nicola Colantonio ha ritenuto la sua completa estraneità ai fatti e ha emesso ieri una sentenza di assoluzione piena, «perché il fatto non sussiste» (l’accusa aveva chiesto una condanna a 8 mesi).

Per meglio inquadrare il processo è necessario ricordare che Mecchi è il legale della famiglia di Roberto Straccia, lo studente universitario marchigiano, di Moresco, scomparso da Pescara, dove frequentava l'università, il 14 dicembre del 2011 e ritrovato morto nelle acque antistanti il litorale di Bari il 7 gennaio del 2012. Ebbene, il corpo di reato cui si riferiva il capo di imputazione era un filmato che ritraeva l’ultima corsa di Roberto sul molo di Pescara: le ultime immagini di quella inspiegabile scomparsa archiviata dalla procura pescarese come possibile suicidio, mentre la famiglia ha sempre portato avanti la tesi dell’omicidio per scambio di persona.

Era stato l’allora sostituto Giuseppe Bellelli (oggi procuratore capo) a seguire le indagini senza lasciare nulla di intentato, arrivando a quella conclusione sempre aspramente contestata dalla famiglia che ha fatto mille ricorsi proprio attraverso l'avvocatessa Mecchi (il procedimento è stato più volte portato all'attenzione del gip per l’archiviazione, poi confermata). E quando la famiglia pensò di interessare la commissione parlamentare antimafia (si parlava di un collaboratore intercettato in carcere che ipotizzava uno scambio di persona con il figlio di un mafioso, una vendetta fra cosche, presa in esame dalla procura ma senza esiti), quest’ultima chiese alla procura il video. E fu allora che si scoprì che quel filmato non era agli atti e che l’ultima persona a esaminarlo era stata appunto Mecchi.

Quest’ultima (difesa dalla collega Gabriella Laganà) aveva sostenuto in aula che si trattava di un allegato mai depositato: «anche il cancelliere (indagato e poi archiviato ndc) disse che si era trattato di un suo errore, che lo consegnò ritenendo giusto farlo in base a un provvedimento». Era stato il sostituto Anna Benigni a chiedere e ottenere il rinvio a processo del legale.

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