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5 agosto

5 Agosto 2025

Oggi, ma nel 1905, a Parigi, in Francia, all’università Sorbona, si radunavano i massimi esperti mondiali di Esperanto, in vista del primo congresso universale di Boulogne-sur-Mer, che aprirà i battenti il 7 e si concluderà il 12 agosto, nel Théâtre Monsigny, alla presenza di Ludwik Lejzer “Łazarz” Zamenhof, oculista e glottoteta polacco ritenuto l’iniziatore di quella lingua - da lui battezzata a Varsavia il 26 luglio 1887 con la pubblicazione del “Unua libro”, il Primo testo, in russo, della stamperia Kelter - e di 688 partecipanti di 20 nazionalità differenti.

Per il Belpaese vi erano Daniele Marignoni, di Crema, del 1846, stenografo, dal 1888 reputato il primo esperantista italiano, e il partenopeo Raffaele Bagnulo, classe 1879, avvocato dello Stato, dal 1902 pioniere particolarmente all’ombra del Vesuvio. Ma non mancavano Clarence Bicknell, Albert Gallois, Rosa Bilek Junck, Gaspard Blanc benché non italiani –erano rispettivamente, britannico, francese, boema e transalpino- provenivano dallo Stivale. Il comitato organizzatore dell’evento (nella foto, particolare, gli intervenuti all’uscita, il 6 agosto di quel 1905, nello scatto di Henri Caudevelle) era presieduto dallo psicologo Émile Boirac e aveva come segretario Paul Boilet, amministratore delle dogane nazionali, entrambi francesi.

Il 9 verrà anche sottoscritta la Dichiarazione di Boulogne, carta fondamentale sull’essenza dell’esperantismo, che sarà articolata in cinque punti che avranno soprattutto il compito di chiarire le informazioni fuorvianti sull’Esperanto in circolazione e ribadire che la nascita dell’esperimento fosse dovuta fondamentalmente per volontà di mettere in comunicazione i popoli dando loro una lingua universale. Nella capitale francese Zamenhof riceveva la legione d’onore e quale tributo al suo lavoro la Tour Eiffel veniva illuminata di sera. L’anno precedente, 1904, a Calais, in si era verificato un primo tentativo preparatorio.

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