Lancini va al Campobasso. “Pescara resta nel mio cuore”

Il difensore lascia il Delfino: “Baldini è stato come un padre per me”
PESCARA. La sua partenza da Pescara è passata quasi inosservata. Eppure è stato uno degli artefici dei successi raggiunti nell’ultima parte della scorsa stagione, soprattutto nell’appendice dal 7 maggio al 7 giugno, quella che è coincisa con i play off e con la vittoria finale ai rigori contro la Ternana. Edoardo Lancini, difensore centrale nato a Chiari in provincia di Brescia 31 anni fa, è arrivato a Pescara ai primi di gennaio del 2025 direttamente dal Novara, in prestito. Uno dei fedelissimi di Silvio Baldini che lo aveva avuto a Palermo in un’altra stagione da incorniciare, coronata anche quella con la promozione in serie B. Un ragazzo gentile, rispettoso nella vita di tutti i giorni, ma molto determinato e senza troppi fronzoli quando entra in campo. Dal 1° luglio scorso è rimasto senza contratto, svincolato così come si dice nell’ambiente del pallone. In cuor suo attendeva una chiamata dal Delfino per un contratto con la società biancazzurra.
La chiamata è arrivata?
«Si, la proposta è arrivata ma l’offerta che mi ha fatto la società del Pescara non era accettabile da parte mia: un contratto per un solo anno. Mi sarei aspettato qualcosa di più».
Ci è rimasto un po' male?
«Un pochino si, ma conosco le regole del calcio e quindi si volta pagina».
Forse Vivarini cercava giocatori con altre caratteristiche?
«Credo di no, da quello che mi risulta mister Vivarini ha bisogno di difensori che sappiano gestire la palla anche in fase di costruzione, aspetto tattico nel quale mi trovo a mio agio».
Si sta allenando in attesa di altre chiamate?
«Si, mi sto allenando una trattativa molto concreta si dovrebbe concludere domani (oggi ndc) con il Campobasso. Se non ci saranno intoppi, firmerò il contratto in giornata».
Che tipo di contratto?
«Di due anni con rinnovo automatico per un terzo anno legato alle presenze».
Che squadra era il Pescara di Silvio Baldini?
«Si era creato un bel gruppo, c’era molta armonia e il mister, con le grandi capacita che tutti gli riconoscono, aveva fatto una sintesi tra i giocatori più esperti e i più giovani».
Per lei Baldini è più di un allenatore?
«Per me è come un padre. Mi consiglia sempre al meglio e anche nei giorni scorsi durante i primi contatti con il Campobasso l’ho chiamato per sentire cosa ne pensasse».
Ora è diventato il ct dell’Under 21
«Gli ho fatto gli auguri per questo nuovo incarico prestigioso che sono sicuro porterà avanti con entusiasmo e competenza».
Pescara le piaceva? «Moltissimo. Con la mia famiglia avevamo preso casa a Montesilvano e ci siamo trovati molto bene soprattutto per l’accoglienza che abbiamo ricevuto e per il calore e l’entusiasmo che è tipico delle città del sud che vivono il calcio con molta passione».
Qual è la partita che ha fatto cambiare marcia al Delfino nel girone di ritorno?
«Secondo me quella in casa con la Vis Pesaro il 15 marzo. Pareggiammo, giocando in dieci, con un mio gol a pochi minuti dalla fine. Lì abbiamo capito che avevamo la forza per provare a vincere i play off e ci siamo riusciti».
Quasi lo sentiva a pelle che si trattava dell'anno buono.
«Ripensavo a Palermo e mi venivano i brividi perché mi sembrava di vivere un déjà vu. Poi, dopo la vittoria a Catania al primo turno nazionale la convinzione è aumentata».
Nella finalissima con la Ternana lei si è infortunato dopo pochi minuti, cos'ha pensato?
«Che ce l’avremmo fatta comunque. Al mio posto entrò Lonardi che giocò una gran partita anche in un ruolo non suo, non essendoci più difensori disponibili. Quello era un gruppo molto affiatato».
©RIPRODUZIONE RISERVATA