Quella volta che il Louvre chiese di avere il Guerriero
Nel 2013 il museo più visitato al mondo voleva la statua per esporla a Parigi Ma l’Abruzzo disse no: «È troppo fragile, non può essere data in prestito»
CHIETI. Immaginate il Guerriero di Capestrano, il simbolo d’Abruzzo, vicino alla Gioconda, il dipinto più famoso al mondo? Sarebbe potuto accadere dieci anni fa. Ma la Soprintendenza per i beni archeologici disse no alla richiesta del museo del Louvre, che voleva in prestito la celebre scultura in pietra e marmo, esposta dal 1959 nel museo archeologico nazionale di Chieti.
LA LETTERA DEL LOUVRE
Per ripercorrere questa operazione sfumata, bisogna riavvolgere il nastro fino alla primavera del 2013. Henri Loyrette, l’allora direttore del museo più visitato del pianeta, invia una lettera in Italia in vista di una manifestazione da lui organizzata, “Une brève histoire de l’avenir”, ispirata al saggio di Jacques Attali, economista, già consigliere degli ex presidenti della Repubblica francese François Mitterrand e Nicolas Sarkozy. L’evento è in programma dal 24 marzo al 23 giugno 2014, al Louvre, nella sala d’esposizione temporanea Hall Napoléon. L’arrivo a Parigi del Guerriero di Capestrano, scrive Loyrette, risulta «un contributo essenziale per la riuscita del progetto. Quest’opera insigne sarà una delle maggiori opere della prima parte dell’esposizione». Poi, un augurio: «Speriamo vivamente che sarà possibile dare un responso favorevole alla nostra domanda». Dal Louvre garantiscono un’attenta cura per la sicurezza dell’opera e che tutte le procedure legate all’assicurazione, all’imballaggio e al trasporto saranno a carico dell’organizzazione.
LA RISPOSTA DA CHIETI
La risposta della Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo arriva il 4 aprile 2013. Dopo i ringraziamenti di rito, si sottolinea: «Siamo molto dispiaciuti di non poter accettare la vostra richiesta. Proprio per la sua importanza e unicità nel quadro della scultura dell’età preromana, il Guerriero non è trasferibile dalla sua sede espositiva. Altri fattori di rischio hanno rafforzato da lungo tempo la decisione di non prestare l’opera in nessuna occasione». Il motivo? Secondo la Soprintendenza, in caso di trasporto, «i restauri storici rappresentano un problema strutturale critico per la statua», custodita nel museo teatino di Villa Frigerj, all’epoca diretto da Maria Ruggeri. Come dire: il Guerriero è troppo fragile. Non solo: «Dal 2011», si legge ancora nella lettera, «il Guerriero fa parte della scenografia del maestro Mimmo Palladino, che la rende indivisibile dal contesto dell’esposizione». Qualche anno prima, per la precisione nel 2009, la statua era stata esposta all’Aquila, durante il G8, tra le opere per mostrare al mondo i capolavori artistici dell’Abruzzo ferito dal terremoto del 6 aprile: anche l'allora presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, rese omaggio al Guerriero. Ma torniamo alla risposta al direttore del Louvre.
«NIENTE PRESTITO»
«Siamo sicuri che Lei», è scritto nella parte conclusiva della lettera della Soprintendenza, «comprenderà la nostra decisione per la primaria esigenza di proteggere l’opera. Tuttavia restiamo a disposizione per fornire eventuale documentazione fotografica della statua». Tradotto: il Guerriero di Capestrano non si muove da Chieti. Neanche per pochi mesi. E neanche se a volerlo è un museo con 9,6 milioni di visitatori all’anno.
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