Raccomandati, stop alle assunzioni

Francavilla e Loreto dicono basta ma a Montesilvano ci sono 21 indagati

PESCARA. Spezzare la catena di raccomandazioni che determina le assunzioni negli enti pubblici. È la richiesta dei sindaci di Francavilla, Nicolino Di Quinzio, e Loreto, Remo Giovanetti, mentre a Montesilvano, dalle intercettazioni, emerge un quadro che calpesta il merito. «Sono stufo e indignato di ricevere quotidianamente richieste, anche da colleghi dell'amministrazione e collaboratori che, sollecitati direttamente dai cittadini per inserire come ausiliari del traffico o in altre mansioni temporanee figli e nipoti, scaricano su di me ogni responsabilità dicendo: "Se il sindaco vuole si farà"». Con queste parole il sindaco di Francavilla Nicolino Di Quinzio, eletto con il centrosinistra, scoperchia il malcostume delle raccomandazioni.

«NO AL SISTEMA» Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia (Pdl) si tira fuori dal sistema: «Nessuno si permette di farmi pressioni. Sono sindaco da un anno e due mesi e ho bandito un solo concorso per trovare un mediatore culturale: è stato vinto da una persona che non è di Pescara e che nessuno in Comune conosce. È una vittoria», spiega Albore Mascia, «il sistema delle raccomandazioni è tipico della prima Repubblica, se la politica vuole cambiare deve partire da qui. Comunque, chi ha subito pressioni indebite deve presentarsi in procura». Albore Mascia continua: «Non spetta alla politica dare un lavoro alle persone e a chi mi chiede un posto rispondo: "Guardi che non sono l'ufficio di collocamento". È ovvio che la politica, però, deve dettare le condizioni per creare lavoro e far crescere l'economia ma se si ha bisogno di assunzioni il merito deve essere il totem. Se cerco un dirigente, assumo il miglior funzionario e non il più raccomandato».

LE TELEFONATE SPIATE Ma se da tre sindaci arriva l'altolà alle raccomandazioni, la lettura degli atti dell'indagine sui concorsi truccati di Montesilvano, banditi dall'amministrazione di Pasquale Cordoma a sei mesi dall'insediamento nel 2007, delinea uno scenario di segno opposto. «Ti si è messa nel taschino perché tu sei il sindaco, non è mica lei. Lei deve fare quello che gli dici tu», secondo Corrado Carbani, assessore all'Urbanistica che si è dimesso dopo l'avvio dell'inchiesta, il segretario generale del Comune Nunzia Buccilli avrebbe dovuto limitarsi a esaudire le richieste della politica e cioè premiare i raccomandati: così tanti che i 16 posti in palio non sono bastati. Invece, il segretario, a capo della commissione giudicatrice dei partecipanti ai concorsi, non l'ha fatto. Dopo la fuga di notizie con la divulgazione ai candidati vicini al centrodestra delle risposte esatte della prova scritta, Buccilli ha aumentato la difficoltà dell'orale. Il risultato? La bocciatura dei raccomandati, anche di quelli sponsorizzati da Carbani, Cordoma e Lorenzo Sospiri, consigliere a Pescara e regionale e coordinatore provinciale Pdl.

LA LITE PER I POSTI La bocciatura, quindi, è all'origine di una litigata tra Cordoma e il segretario Buccilli: «Il sindaco si è incazzato con la Buccilli», così racconta Carbani in un colloquio intercettato dalla squadra mobile diretta da Nicola Zupo, «alla segretaria gliele ne ha cantate di tutti i colori». Con la chiusura dell'inchiesta, sono 21 gli indagati: si tratta di 15 candidati che hanno beneficiato delle soluzioni dei quiz, l'organizzatore delle selezioni, la società Quanta e gli amministratori Cordoma, Sospiri, Carbani e Luigi Marchegiani. Il contrasto accertato nell'inchiesta, poi, si è allargato da Carbani e Cordoma al gruppo di Forza Italia, guidato da Marchegiani, anche lui accusato di essersi speso per ottenere le soluzioni dei quiz e consegnarle ad «almeno» uno dei candidati: una circostanze esplosa con la cena per gli auguri del 21 dicembre 2007. «La segretaria non viene al pranzo, si vergogna: non vuole parlare con Marchegiani. Ho parlato con questi di Forza Italia, incazzati neri: sono incazzati per come è andata», rivela Carbani. Tutto ruota intorno alla bocciatura di tre candidati importanti. Una bocciatura pesante perché, in base alle regole dei concorsi, viene preclusa, anche per il futuro, qualsiasi possibilità di essere chiamati dal Comune. La porta in faccia ai raccomandati, così spiegano le carte dell'inchiesta, è la causa della litigata tra Cordoma e Buccilli: «Gliele ha cantate di tutti i colori», racconta Carbani in un'intercettazione. Perché? In un sistema capovolto, ha colpa di aver fatto il suo dovere.

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