Rapina di Cepagatti: rischiano il processo Nobile, Longo e altri 2

3 Ottobre 2023

PESCARA. Arriva la richiesta di processo per i quattro responsabili della rapina al Centro agroalimentare di Cepagatti, messa a segno l’11 luglio del 2022. Per i due esecutori materiali del colpo,...

PESCARA. Arriva la richiesta di processo per i quattro responsabili della rapina al Centro agroalimentare di Cepagatti, messa a segno l’11 luglio del 2022. Per i due esecutori materiali del colpo, Mimmo Nobile e Maurizio Longo, insieme ai due che avrebbero dato un supporto logistico e anche più per la realizzazione della rapina, Renato Mancini e Fabio Iervese, il pm Luca Sciarretta ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio che dovrà ora passare al vaglio del giudice per l’udienza preliminare. Un colpo da circa 30 mila euro ai danni di una guardia giurata della Sicuritalia che aveva appena prelevato i soldi dallo stand della Fruttital srl, per il quale la procura non ha alcun dubbio. E questo perché Mancini prima, e Iervese dopo, confessarono al pm ogni particolare della rapina: da quando venne studiata alla sua realizzazione e soprattutto facendo i nomi di Nobile e Longo che, armi in pugno e con il volto coperto da casco e mascherina, entrarono nel Centro per colpire e scappare. Una confessione totale che fece scattare la seconda parte dell’inchiesta con gli arresti anche di Nobile e Longo, avvenuti in un secondo momento.
Una rapina collegata a un secondo gravissimo episodio di cronaca che si consumò poche settimane dopo il colpo: l’omicidio dell’architetto Walter Albi e il ferimento dell’ex calciatore Luca Cavallito la sera del 1° agosto 2022 al bar del Parco.
A detta di Mancini, che pochi minuti dopo il colpo al Centro agroalimentare si spartì il bottino insieme a Longo e Nobile in un appartamento di via de Meis a Pescara, Nobile volle tenere per sè la pistola che sottrasse alla guardia giurata, perché «gli serviva». E quell’arma, è stato accertato dagli esami balistici, è la stessa usata per la sparatoria al bar (e per la quale vennero arrestati Nobile e il suo presunto mandante, il calabrese Natale Ursino, poi scarcerato dai giudici del riesame): inchiesta che è ancora aperta. A fissare ulteriormente Nobile sul luogo della rapina, è stato il casco che, nella colluttazione con la guardia giurata, il pescarese lasciò nell’Agroalimentare per la fretta di fuggire. L’esame del Dna ha stabilito che sulla visiera del casco c’era un’impronta di Nobile. Ma già il gip che dispose l’arresto per Nobile e Longo, affermòche le dichiarazioni confessorie rese da Mancini e Iervese erano «intrinsecamente attendibili, trattandosi di due soggetti che hanno partecipato direttamente alle varie fasi di ideazione e realizzazione della rapina, e dunque riferito di fatti e circostanze apprese direttamente».
Ora l’inchiesta appare blindata da riscontri e prove che inchiodano i quattro i partecipanti alla rapina, ed è prevedibile che questo processo potrebbe anche non celebrarsi, visto che l’unica strada percorribile per i difensori dei quattro (gli avvocati Massimo Galasso e Luigi Peluso per Nobile; Giancarlo De Marco e Antonio Di Blasio per Longo); Manuel Sciolè per Mancini; Luigi Immanuel Aloè per Iervese) potrebbe essere quella di un patteggiamento davanti al gup. Unica incognita, che interesserebbe Nobile e Longo, riguarda forse la quantificazione della pena: se sarà accettabile per entrambe le parti: procura e imputati.